Sugli oggetti e il loro uso, un vero sistema degli oggetti, ho ripreso e sviluppato quanto già avevo postato sul blog "Eyes Wide Shut e il microcosmo personale" facendone un articolo per il n. di aprile della rivista Caritas Ticino, "Il sistema degli oggetti".
Le Système des Objets di Jean Baudrillard, 1968 e una scultura-giocattolo di Richard Zawitz. Sullo sfondo orologio-testScreen da Kikkerland.
Il sistema degli oggetti
Il successo del CATISHOP:CH si gioca tra la costruzione del proprio
habitat e il consumo dei segni.
Fra le forme principali ed
efficaci di autofinanziamento di tutta l’attività di Caritas Ticino primeggia
certamente il CATISHOP.CH (Giubiasco e Lugano) una forma commerciale, oltre che
programma occupazionale per il reinserimento dei disoccupati, che fa degli
oggetti il punto centrale intorno a cui si costruisce tutta l’attività. Mobili,
abiti e oggetti vari, usati, recuperati o offerti da migliaia di sostenitori, ritrovano
una nuova vita, nelle case delle migliaia di clienti. La sede di
Lugano–Pregassona del CATISHOP.CH, aperta il 1 dicembre 2012, nel 2013 ha
superato il traguardo del milione di incassi. La presentazione originale degli
oggetti in una cornice ampia e accattivante ha certamente giocato un ruolo,
facendo un salto dal modello tradizionale del Mercatino dell’usato alla
boutique che offre l’usato come se fosse nuovo. Si può poi aggiungere che
ovviamente è interessante un mercato di cose utili vendute a prezzi bassi. Ma
c’è dell’altro per spiegare il successo di questa attività: è il rapporto col
sistema degli oggetti di cui cerchiamo di circondarci tutti indipendentemente
dai bisogni e dall’utilità, che credo si muova almeno su due piani.
Il primo è quello del bisogno di
costruirsi un habitat che ci corrisponda, che ci rassicuri, tentativo di
ricostruzione dell’utero materno.
Un esempio cinematografico
illustre è quello di Stanley Kubrick che mentre
girava Eyes Wide Shut, il suo testamento-capolavoro, aveva chiesto a Tom Cruise
e Nicole Kidman (una coppia all’epoca) di portare i loro oggetti personali per
arredare il bagno in cui girare alcune scene molto importanti. Dovevano
sentirsi a proprio agio e nonostante fossero attori navigati e Kubrick fosse
bravo a condurre attori, voleva che il loro microcosmo delle piccole cose di
tutti i giorni fosse lì, integro ad aiutarli a sentirsi in un luogo famigliare
sicuro.
Noi addomestichiamo
nel corso degli anni i luoghi dove viviamo, e gli oggetti che ci circondano
creano un sistema chiuso di riferimento che si modifica ed evolve continuamente
rispondendo a imput non casuali. Vogliamo una certa spazzola, un certo
asciugamano e lo spazzolino di un colore preciso che magari non sapremmo
neppure descrivere ma che ci fanno sentire a “casa”. Gli oggetti seguono un
tracciato che è influenzato solo in parte dagli imput esterni di natura
pubblicitaria o della casualità dell’incontro nei vari negozi dove ci
riforniamo: quegli oggetti è come se vivessero una sorta di vita propria in
relazione incrociata con tutto quanto utilizziamo in quel nostro personale
microcosmo che appunto diventa un sistema a sé. Credo che si possa essere
maniaci dell’ordine o disordinatissimi, feticisti o sbadati che perdono tutto,
ma alla fine tutti abbiamo un sistema di riferimento rassicurante costituito da
oggetti precisi disposti in un certo modo.
Ma c’è anche un secondo piano molto importante nel
nostro sistema degli oggetti di cui ci circondiamo, che consumiamo: Jean
Baudrillard nel 1968 nel suo “Le Système des Objets” parlava di “consumo dei
segni” teorizzando ad esempio che una “*conversione dell’oggetto verso uno
statuto sistematico di segni implica una modifica simultanea della relazione
umana, che diventa relazione di consumo.” Perché non si consumano oggetti ma
relazioni. Discorso complesso e affascinante tuttora attuale.
Io sono un cliente quasi compulsivo del CATISHOP.CH e
non riesco a uscire senza aver comprato qualcosa, ma quando affermo
distrattamente che quell’oggetto “mi piace”, so che sto dicendo molto di più.
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