lunedì 17 marzo 2014

SISTEMA DEGLI OGGETTI

IL NOSTRO SISTEMA DEGLI OGGETTI (17.3.2014)

Sugli oggetti e il loro uso, un vero sistema degli oggetti, ho ripreso e sviluppato quanto già avevo postato sul blog "Eyes Wide Shut e il microcosmo personale" facendone un articolo per il n. di aprile della rivista Caritas Ticino, "Il sistema degli oggetti".


Le Système des Objets di Jean Baudrillard, 1968 e una scultura-giocattolo di Richard Zawitz. Sullo sfondo orologio-testScreen da Kikkerland.


Il sistema degli oggetti

Il successo del CATISHOP:CH si gioca tra la costruzione del proprio habitat e il consumo dei segni.

Fra le forme principali ed efficaci di autofinanziamento di tutta l’attività di Caritas Ticino primeggia certamente il CATISHOP.CH (Giubiasco e Lugano) una forma commerciale, oltre che programma occupazionale per il reinserimento dei disoccupati, che fa degli oggetti il punto centrale intorno a cui si costruisce tutta l’attività. Mobili, abiti e oggetti vari, usati, recuperati o offerti da migliaia di sostenitori, ritrovano una nuova vita, nelle case delle migliaia di clienti. La sede di Lugano–Pregassona del CATISHOP.CH, aperta il 1 dicembre 2012, nel 2013 ha superato il traguardo del milione di incassi. La presentazione originale degli oggetti in una cornice ampia e accattivante ha certamente giocato un ruolo, facendo un salto dal modello tradizionale del Mercatino dell’usato alla boutique che offre l’usato come se fosse nuovo. Si può poi aggiungere che ovviamente è interessante un mercato di cose utili vendute a prezzi bassi. Ma c’è dell’altro per spiegare il successo di questa attività: è il rapporto col sistema degli oggetti di cui cerchiamo di circondarci tutti indipendentemente dai bisogni e dall’utilità, che credo si muova almeno su due piani.

Il primo è quello del bisogno di costruirsi un habitat che ci corrisponda, che ci rassicuri, tentativo di ricostruzione dell’utero materno.

Un esempio cinematografico illustre è quello di Stanley Kubrick che mentre girava Eyes Wide Shut, il suo testamento-capolavoro, aveva chiesto a Tom Cruise e Nicole Kidman (una coppia all’epoca) di portare i loro oggetti personali per arredare il bagno in cui girare alcune scene molto importanti. Dovevano sentirsi a proprio agio e nonostante fossero attori navigati e Kubrick fosse bravo a condurre attori, voleva che il loro microcosmo delle piccole cose di tutti i giorni fosse lì, integro ad aiutarli a sentirsi in un luogo famigliare sicuro.

Noi  addomestichiamo nel corso degli anni i luoghi dove viviamo, e gli oggetti che ci circondano creano un sistema chiuso di riferimento che si modifica ed evolve continuamente rispondendo a imput non casuali. Vogliamo una certa spazzola, un certo asciugamano e lo spazzolino di un colore preciso che magari non sapremmo neppure descrivere ma che ci fanno sentire a “casa”. Gli oggetti seguono un tracciato che è influenzato solo in parte dagli imput esterni di natura pubblicitaria o della casualità dell’incontro nei vari negozi dove ci riforniamo: quegli oggetti è come se vivessero una sorta di vita propria in relazione incrociata con tutto quanto utilizziamo in quel nostro personale microcosmo che appunto diventa un sistema a sé. Credo che si possa essere maniaci dell’ordine o disordinatissimi, feticisti o sbadati che perdono tutto, ma alla fine tutti abbiamo un sistema di riferimento rassicurante costituito da oggetti precisi disposti in un certo modo.

Ma c’è anche un secondo piano molto importante nel nostro sistema degli oggetti di cui ci circondiamo, che consumiamo: Jean Baudrillard nel 1968 nel suo “Le Système des Objets” parlava di “consumo dei segni” teorizzando ad esempio che una “*conversione dell’oggetto verso uno statuto sistematico di segni implica una modifica simultanea della relazione umana, che diventa relazione di consumo.” Perché non si consumano oggetti ma relazioni. Discorso complesso e affascinante tuttora attuale.

Io sono un cliente quasi compulsivo del CATISHOP.CH e non riesco a uscire senza aver comprato qualcosa, ma quando affermo distrattamente che quell’oggetto “mi piace”, so che sto dicendo molto di più.

*Jean Baudrillard, Le Système des Objets, 1968, Editions Gallimard, pag. 234

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