Grazie per non cantare vicino al vetro (23.9.2013)
Sono nella sala d’aspetto di un medico, sto bene e sono qui come
accompagnatore. Davanti a me un acquario con la scritta “Siamo sensibili
ai rumori”. Spiegazione nel testo sotto: “siete gentilmente pregati di
non toccare i vetri”.
Tenuto conto del titolo di questo blog penso che non sarebbe male se
fossi in un acquario anch’io. Il rumore, o meglio i suoni non
organizzati secondo un qualche ordine, non li sopporto. A scanso di
equivoci: la musica contemporanea con dissonanze e suoni apparentemente
stridenti e cacofonici, mi affascina, il canto gutturale e bifonico
mongolo mi manda in visibilio, le cose più osées della musica
elettronica le sottoscrivo, il jazz nordico è il genere che forse
preferisco, ma persino il metal più hard se fatto da quelli bravi e
grintosi va benissimo. La musica sacra occupa diversi ripiani della mia
discoteca e di Arvo Pärt che spesso non perdona quanto a dissonanze,
anche se piuttosto contenuto, ho tutto quello che ha inciso. ECM prega
per noi! E continua a pubblicare il meglio della musica mondiale! Grazie
Manfred Eicher per averla creata!
I suoni che più mi fanno soffrire invece, fra le esperienze auditive fin
qui fatte, è il canto corale sgraziato che cattolici e protestanti
riescono a infierire ogni domenica nelle chiese del mondo occidentale.
Ho una lunga esperienza in area cattolica ma le visitazioni del mondo
protestante non mi hanno certo rinquorato, si tratta sostanzialmente di
orrore musicale. Le lodevoli eccezioni ci sono ma credo siano rare
quanto la santità. Nel secolo scorso teorizzando e mitizzando la
“partecipazione” del popolo alla liturgia, si è pensato di far cantare
tutti, nella propria lingua, aggiungendo come tocco magico le chitarre,
strimpellate generalmente anche quelle come le voci: cosa volete che sia
un calo di mezzo tono se l’importante è partecipare. Così tutti hanno
cominciato a credere che cantare decentemente fosse un dettaglio
insignificante. Agli ortodossi è andata meglio perché non avendo fatto
nessuna riforma per adeguare la liturgia ai tempi moderni, hanno
continuato imperterriti con le loro splendide liturgie in slavon o in
greco antico che il popolo non può cantare e quindi ascolta e basta.
Cioè, gli ortodossi partecipano “ascoltando” un diacono che magari ha
studiato musica e sa cantare e poi per le liturgie in grande ci sono
veri splendidi cori. Peccato che anche queste espressioni liturgiche
orientali spariranno perché le nuove generazioni disertano le chiese più
o meno quanto i cugini cattolici che si portano le chitarre in chiesa. E
in occidente chi, per sua disgrazia è fornito di orecchie collegate al
cervello secondo schemi di elementare educazione musicale è meglio che
non frequenti le celebrazioni liturgiche alla stessa stregua dei bar
dopo una certa ora, o le feste di compleanno.
Forse “siamo sensibili ai rumori” ma siamo talmente pochi che basterebbe
metterci in un acquario col cartello “Grazie per non cantare vicino al
vetro”.
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