venerdì 7 marzo 2014

Grazie per non cantare

Grazie per non cantare vicino al vetro (23.9.2013)

 Sono nella sala d’aspetto di un medico, sto bene e sono qui come accompagnatore. Davanti a me un acquario con la scritta “Siamo sensibili ai rumori”. Spiegazione nel testo sotto: “siete gentilmente pregati di non toccare i vetri”.
Tenuto conto del titolo di questo blog penso che non sarebbe male se fossi in un acquario anch’io. Il rumore, o meglio i suoni non organizzati secondo un qualche ordine, non li sopporto. A scanso di equivoci: la musica contemporanea con dissonanze e suoni apparentemente stridenti e cacofonici, mi affascina, il canto gutturale e bifonico mongolo mi manda in visibilio, le cose più osées della musica elettronica le sottoscrivo, il jazz nordico è il genere che forse preferisco, ma persino il metal più hard se fatto da quelli bravi e grintosi va benissimo. La musica sacra occupa diversi ripiani della mia discoteca e di Arvo Pärt che spesso non perdona quanto a dissonanze, anche se piuttosto contenuto, ho tutto quello che ha inciso. ECM prega per noi! E continua a pubblicare il meglio della musica mondiale! Grazie Manfred Eicher per averla creata!
I suoni che più mi fanno soffrire invece, fra le esperienze auditive fin qui fatte, è il canto corale sgraziato che cattolici e protestanti riescono a infierire ogni domenica nelle chiese del mondo occidentale. Ho una lunga esperienza in area cattolica ma le visitazioni del mondo protestante non mi hanno certo rinquorato, si tratta sostanzialmente di orrore musicale. Le lodevoli eccezioni ci sono ma credo siano rare quanto la santità. Nel secolo scorso teorizzando e mitizzando la “partecipazione” del popolo alla liturgia, si è pensato di far cantare tutti, nella propria lingua, aggiungendo come tocco magico le chitarre, strimpellate generalmente anche quelle come le voci: cosa volete che sia un calo di mezzo tono se l’importante è partecipare. Così tutti hanno cominciato a credere che cantare decentemente fosse un dettaglio insignificante. Agli ortodossi è andata meglio perché non avendo fatto nessuna riforma per adeguare la liturgia ai tempi moderni, hanno continuato imperterriti con le loro splendide liturgie in slavon o in greco antico che il popolo non può cantare e quindi ascolta e basta. Cioè, gli ortodossi partecipano “ascoltando” un diacono che magari ha studiato musica e sa cantare e poi per le liturgie in grande ci sono veri splendidi cori. Peccato che anche queste espressioni liturgiche orientali spariranno perché le nuove generazioni disertano le chiese più o meno quanto i cugini cattolici che si portano le chitarre in chiesa. E in occidente chi, per sua disgrazia è fornito di orecchie collegate al cervello secondo schemi di elementare educazione musicale è meglio che non frequenti le celebrazioni liturgiche alla stessa stregua dei bar dopo una certa ora, o le feste di compleanno.
Forse “siamo sensibili ai rumori” ma siamo talmente pochi che basterebbe metterci in un acquario col cartello “Grazie per non cantare vicino al vetro”.

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