sabato 23 maggio 2015

I sogni di Elia

I SOGNI DI ELIA che ha 40 anni


Oggi 22 maggio 2015 Elia (mio figlio, il maggiore dei 5) compie 40 anni. Ha una figlia, Mila, di tre anni. Quando lui aveva la stessa età, cioè 37 anni fa avevo realizzato 10 fiabe televisive per l'allora TSI intitolate "I sogni di Elia" dove lui interagiva con diversi insetti sognando di diventare "piccolo piccolo". Un materiale in diapositive e nastri audio 6 mm che oggi non si sa più come utilizzare considerando quei supporti come reperti archeologici. La RSI conserva ancora 4 fiabe che ogni tanto vengono messe in onda.


In occasione di questo importante compleanno rotondo, ho pensato di digitalizzare tutto rendendolo fruibile coi mezzi attuali da offrire a Elia come regalo. Un lavoro piuttosto gigantesco nel riprodurre le diapositive con un macchinario antico e molto professionale che si chiama Illumitran (sostanzialmente un sistema di riproduzione con un flash interno), poi ritoccarle (10 min per ogni immagine, sono 400 dias che fa quindi circa 80 ore), poi copia dell'audio con un Revox enorme per i nastri 6 mm da passare in un minuscolo registratore digitale. In fine questo materiale audio e video l'ho importato in Avid Media Composer, il nostro sistema di editing video, dove con i riferimenti dei segnali di syncro delle dias ho potuto rimontare tutto aggiungendo dei piccoli movimenti che, 40 anni fa senza computer era ben più difficile realizzare.

Ecco il risultato su youtube (tutte le fiabe video durano 4 min): 

 Bruco
https://youtu.be/te0LWIXQcpc


 
 
 
(le altre 6 fiabe le sto preparando ma mi ci vogliono almeno 6 giorni solo per i ritocchi delle diapositive!)

Un po' di archeologia: la tecnica del passato pre digitale
Ma ritornando al 1978 quando le ho realizzate, senza computer perché non c'erano ancora,, dopo aver inventato e scritto le 10 storie dei sogni di Elia, l'ho fotografato per diversi giorni su uno sfondo nero (che utilizziamo ancora in studio TV a Caritas Ticino!) con diversi flash sincronizzati da una cellula. Gli raccontavo le storie e lui recitava senza nessun oggetto le varie scene. Era un bravo attore molto docile che sopportava lunghe sedute di ripresa dove doveva immaginare insetti che non c'erano con cui interagire. Parallelamente disegnavo su acetati (fogli di plastica trasparente formato A4) sia gli sfondi, l'erba, lo stagno, l'alveare ecc sia gli insetti nelle diverse posizioni. Una scena si componeva di diversi acetati sovrapposti per non dover ridisegnare tutto ogni volta che c'era un cambiamento.
Poi avevo dovuto sperimentare per diversi mesi la tecnica di ripresa fotografica che praticamente avevo dovuto inventarmi partendo dai sistemi di animazione classica (alla Disney) con gli acetati su cui disegnare. Avevo costruito un gigantesco trabiccolo avvitato al muro del bagno trasformato in laboratorio (piazza Indipendenza a Lugano) che permetteva di proiettare e fotografare con una doppia esposizione, sia Elia in diapositive, sia i disegni degli sfondi e degli insetti disegnati su acetati.
Questo è lo schema del macchinario che avevo costruito per realizzare la serie I sogni di Elia

Procedevo così:
1. mettevo in posizione gli acetati sovrapposti degli sfondi e degli insetti sul piano di ripresa, bloccandoli
2. proiettavo la dia di Elia corrispondente alla scena trovando la posizione giusta in rapporto ai disegni
3. al buio proiettavo la diapositiva su un nuovo acetato messo sopra a quelli dei disegni
4. disegnavo a mano con un rapidografo (penna a china per disegni di architettura) l'ombra corrispondente alla forma di Elia
5. fotografavo con una prima esposizione i disegni con sopra l'acetato della forma/ombra nera di Elia illuminati da lampade
6. fotografavo una seconda esposizione (al buio) solo la proiezione dell'immagine di Elia su sfondo nero

Se la diapositiva o qualcos'altro non si era spostato neanche di una frazione di mm allora l'immagine era buona. E in questo modo ho realizzato le 400 diapositive delle 10 fiabe.
Per il suono ho registrato la musica con alcune speci di flauto/launeddas, chitarra, sitar e forse anche qualche altro strumento, suonando da solo e sovrapponendo le piste dei diversi strumenti. Tutto analogico su nastri 6 mm. La TSI mi forniva il nastro con la lettura delle fiabe che io mixavo con la base musicale. Alla fine registravo su nastro 6 mm il suono dei bip/top syncro nella posizione dei cambi di diapositive. E alla fine consegnavo tutti i nastri e le diapositive ai tecnici della TSI che ricopiavano e mi restituiva tutto.

Ricordando Carlo
Durante l'estate passata in una casa nel bosco a Roveredo a fare i disegni delle fiabe, Carlo Doveri (l'amico che ci ha lasciato 5 anni fa) con cui negli anni successivi abbiamo collaborato per progetti sociali di vario genere e nell'elaborazione del pensiero sociale di Caritas Ticino, allora mi aiutava nel colorare gli sfondi che io preparavo con una base diseganta a pennelli e aerografo sui famigerati acetati. Ricordo che il lavoro era lungo e noioso, la parte creativa divertente era molto corta, e quindi Carlo oltre a dare un contributo tecnico mi sosteneva in quel percorso interminabile di produzione. Era stato un bel momento con lui.

domenica 10 maggio 2015

50 sfumature di noia

50 sfumature di melò melò moralista che non sa parlare di sesso

50 Shades of Grey, 50 sfumature di grigio, il film, non meriterebbe proprio un post se non fosse uno di quelle specie di fenomeni di costume, che per il ribollimento mediatico, non possono evitare di interrogare sia sul fronte della comunicazione e dell'espressione cinematografica, sia sul piano della percezione e delle aspettative rispetto al tema dell'erotismo e della sessualità. Non leggerò, penso mai, se non sotto tortura, i libri venduti dappertutto, persino nelle autostrade, ma il film dopo averlo tenuto per diverse settimane in uno dei miei hard disk, ho ceduto e l'ho guardato. Noioso ma non eccessivamente, si può arrivare alla fine delle due ore se non si ha di meglio da fare, un filmetto che se avesse omesso la storiella delle perversioni sado-maso del povero protagonista, sarebbe annoverato fra le commedy/drama melò melò. Invece siccome ci sono frustini, corde e vari accessorietti del kit perverso ma non troppo, allora è diventato quasi un film cult. Anche se la perversione eroticheggiante è castigatissima, nulla a che vedere col porno, e ci si può chiedere cosa vogliano davvero raccontarci con una rappresentazione del sesso che, probabilmente nelle intenzioni avrebbe dovuto essere estremo e perverso, ma alla fine non si sa dove vada a parare. Ma ciò che lo rende davvero un filmetto senza valore è la mancanza di qualunque tentativo di approfondimento del tema dell'erotismo sado-maso. Ma l'elemento davvero sorprendente è il moralismo plateale che in modo inequivocabile in sintesi recita: il protagonista con madre tossica e prostituta abbandonato a 4 anni (non la ricorda se non in sogno ma ricorda bene altre cose orribili!) e con iniziazione al sado-maso per 5 anni a partire dai 15, da una amica della mamma adottiva, (che rimane sua amica, solo un'amica!) sono gli elememti fondanti dello squilibrio del personaggio che non riesce a innamorarsi in modo "normale" (e chi ci riuscirebbe?). La protagonista femminile che prova a stabilire una relazione amorosa con lui, accettando di comunicare secondo i suoi registri, persino quello della "punizione", deve arrendersi al fatto che con lui non si può avere una relazione. 
Purtroppo però il tutto non è per nulla approfondito e in una superficialità devastante ci si trascina fino alla fine, con finale aperto perché la sequenza finale potrebbe suggerire che forse "lui" guarirà. OMG (oh my God) quando penso che frotte di donne sono andate, eccitatissime a vedere questa scemenza convinte di essere davanti a una pagina di trasgressione di alto livello. È vero che nonostante le apparenze, sul sesso siamo ancora spesso ancorati al moralismo quasi clericale, ma soprattutto soffriamo di una grave confusione sul pensiero intorno alla sessualità in generale, con la conseguenza che l'inseguimento del piacere irraggiungibile fa credere che qualche frustino o qualche posizione nuova risolva la grana fondamentale: il sesso pensato e fatto bene è fondato su una relazione. Se non si sa più da che parte rigirarsi per stabilire una relazione sana e fruttuosa dal profilo del piacere, della soddisfazione, della pienezza, evidentemente si può illudersi che una storiella banale di sado-maso super edulcorato ci farà scoprire come riinnamorarsi del proprio marito o compagno, facendo sesso come non l'avevamo nemmeno mai immaginato. Grottesco, penoso e soprattutto deludente. Non so se siano aumentate le vendite di frustini e di corde, o di vibro massaggiatori venduti discretamente nei cataloghi dei casalinghi (l'ultimo catologo Vedia nelle case ticinesi ne propone una decina di modelli a pag. 166 già a partire da 19.95), ma ho la certezza che c'è un errore sostanziale nel concetto di piacere, come sempre un errore di pensiero: riducendo il piacere a una stimolazione sensoriale priva di pathos nel senso della relazione, si deve alzare sempre più il livello della fantasia erotica che arriva presto a saturazione anche con le trovate più stravaganti ed estreme, da qui ad esempio l'aumento dell'impotenza nelle società più "aperte" e permissive; se invece si ritrovasse il bandolo della matassa e si riuscisse a ricollegare la nozione fondamentale su cui credo giri il mondo, cioè la nozione di piacere, con la condizione essenziale di una relazione profonda e complementare nella fusione di due entità maschile e femminile, allora sì che si potrebbe fare faville, magari senza il glamour delle rappresentazioni cinematografiche o da cover, ma con quella carica esplodente di chi sa che si può davvero toccare il cielo con un dito quando si trova quell'alchimia straordinaria per cui il piacere dell'altro è il mio massimo piacere: cioè il bene dell'altro è il massimo mio bene. Che peraltro è la chiave di volta della relazione amorosa. Love, Love, Love. Penso con nostalgia a Kubrick e al suo testamento-capolavoro Eyes Wide Shut, dove affrontò il tema del piacere erotico legandolo indissolubilmente alla relazione di coppia (Kubrick era molto innamorato di sua moglie!) che fa impallidire il mediocre filmetto delle 50 sfumature grigiastre. 

L'unica fantasia che mi sono concessa durante la visione home cinema, non è di natura erotica, proprio mi era impossibile, ma legata all'arredamento della casa dello straricco protagonista che durante il primo minuto ci mostra il suo guardaroba (vedi fotogramma sotto fotografato nel mio salotto durante la proiezione), un sogno da ricchi!