venerdì 5 luglio 2019

Troppo giovani per un funerale ma troppo vecchi per ignorarne l'esistenza

"The garden helping to heal the pain of pregnancy loss" (Il giardino che aiuta a curare il dolore per una gravidanza interrotta)


Nelle News della BBC trovo un articolo che può far riflettere su diverse questioni esistenziali tra vita e morte. 

Non sono particolarmente entusiasta del progetto in questione che può nascondere anche risvolti patologici ma ci sono due aspetti interessanti che l'iniziativa canadese, come raccontata nelle Stories della BBC, solleva. 

Il primo è che la morte è difficile da gestire in qualsiasi condizione in cui essa ci si presenti. La morte degli altri, magari molto vicini e cari, ci ripropone il tema della nostra morte e della finitezza in generale, cosa per la quale siamo sprovvisti di un'adeguato strumentario, siamo disarmati. Abbiamo bisogno di metabolizzare la questione con mezzi e artifici di ogni genere: dobbiare fare il lutto che in ultima analisi è il mezzo maggiormente lenitivo che le diverse culture abbiano inventato nel corso della storia umana. E poi dobbiamo seppellire i morti perché abbiamo bisogno di luoghi di riferimento per pensare alle persone che ci hanno lasciato collocandole in un luogo come se fosse una porta che apre verso una realtà diversa, a seconda delle credenze religiose a cui si fa riferimento. Una porta per il paradiso o una porta per il ricordo eterno.

Il secondo aspetto più legato al carattere particolare dell'iniziativa di un giardino per ricordare degli esseri umani abortiti, invece ripropone la questione dell'inizio della vita. Un passaggio dell'articolo mi sembra metta a fuoco in modo molto concreto e umano la questione dal punto di vista di una madre: 

What do you do with the remains of a child lost during pregnancy? How do you honour their memory? A miscarried child can exist in a kind of limbo, thinks Debbie."They are too young for a funeral, but too old to ignore they existed. We didn't know where to place Victoria, so we just left her in the hospital. She was actually referred to as 'biowaste'. It broke my heart in pieces." 
(trad. Cosa fare con i resti di un bambino perso in gravidanza? Come onorarne la memoria? Un bambino abortito può esistere in una specie di limbo, pensa Debbie. "Sono troppo giovani per un funerale ma troppo vecchi per ignorarne l'esistenza. Non sapevamo dove mettere Vittoria, così l'abbiamo lasciata in ospedale. In verità ci si riferiva a lei come a un "rifiuto biologico", mi fa a pezzi il cuore).

Il giardino per i bambini abortiti è stato realizzato da un architetto canadese che avendo vissuto qualche anno in Giappone ha preso ispirazione da una tradizione buddista, Mizuko Jizō, la creazione di statuette votive per marcare la morte di un bambino. Il cimitero canadese non ha un riferimento religioso esplicito e tutti presumibilmente possono utilizzarlo credendo quello che vogliono. Le casette con bamboline ricordo che dovrebbero rappresentare la tomba, sono brutte, di cattivo gusto e hanno poco a che vedere con le statuette buddiste giapponesi, ma in una cultura occidentale livellata verso il basso, che nasconde e mistifica sia vita che morte, questo è probabilmente il meglio che si sia potuto inventare privati di radici e di tradizioni adeguate.


Mi pare però che questa vicenda esprima un bisogno profondo di affermare il valore e la dignità della vita anche se una cultura in auge la considera un "biowaste". E mi è piaciuta perché tutti rischiamo per motivi diversi, magari perché costiamo troppo alle casse malati, di essere considerati prima o poi dall'ideologia dominante dei "Biowaste" e non ci piacerebbe per niente.