Dalle 20:17 alle 24:00
Una sera davanti al camino
Alle 20.17 di ieri Dani è arrivata da Zurigo alla stazione di Lugano come fa settimanalmente da 7 anni andando a passare alcune ore da nonna con la nostra nipote Mila. Ma ieri c'era anche il compleanno di Elia, il nostro primogenito, papà di Mila.
Normalmente se arrivo in tempo e trovo posteggio, aspetto Dani alla salita della scala del sottopassaggio che porta ai binari, altrimenti, come ieri sera, le vado incontro e da lontano ci sbracciamo salutandoci come se non ci vedessimo da mesi. Andando verso la nostra auto ne vediamo una bianca posteggiata con la scritta in corsivo "La vita è bella...". Sorridiamo.La mia vita è bella. la mia vita con Dani è bella: sono affermazioni che descrivono oggettivamente la mia realtà. In pensione abbiamo anche in regalo un mucchio di tempo da spendere assieme. Sono molti i momenti piacevoli e alcuni sono davvero speciali come ieri sera.
Dani non ha fame e quindi cucino solo per me del fegato alla griglia con formentino, il camino è acceso, chiacchieriamo mentre lei mi racconta della sua giornata a Zurigo e di Mila che era molto preoccupata perché il sole alla fine esploderà e sarà la fine della terra e quindi della nostra famiglia. D'altra parte suo Papà a 5 anni per un po' era angosciato dal fatto che Giove sarebbe diventato una stella e avrebbe mandato in tilt il sistema solare.
Finita la cena mi siedo anch'io al camino e Dani mi legge dal suo Ipad un passaggio di Pasternak dal Dott Zhivago che sta rileggendo e che oggi l'aveva colpita.
"Aspettate, ve
lo dico io quello che penso. Penso che se la belva che dorme nell’uomo si potesse
fermare con una minaccia, la minaccia della prigione o del castigo
d’oltretomba, poco importa quale, l’emblema più alto dell’umanità sarebbe un
domatore da circo con la frusta, e non un profeta che ha sacrificato se stesso.
Ma la questione sta in questo, che, per secoli, non il bastone ma una musica ha
posto l’uomo al di sopra della bestia e l’ha portato in alto: una musica,
l’irresistibile forza della verità disarmata, il potere d’attrazione dei suo
esempio. Finora si riteneva che la cosa essenziale del Vangelo fossero le
massime e le regole morali contenute nei comandamenti, mentre per me la cosa
principale è che Cristo parla con parabole tratte dalla vita d’ogni giorno,"
Si tratta di unariflessione che il personaggio principale esterna a un altro, e l'ascoltatore se ne va dicendo al protagonista di provare a scrivere quanto ha detto visto che lui non aveva capito nulla. E questi. rimasto solo, si adira contro se stesso per aver svelato una parte intima di sé a uno che non ha colto nulla, le perle ai porci. Il Dottor Zhivago, non è infatti il polpettone melodrammatico che il film ha raccontato ma un testo di profonde riflessioni sullo sfondo di una storiella che è solo lo spunto per un'introspezione di grande valore; Dani aggiunge che diversi grandi scrittori russi hanno fatto lo stesso, cioè utilizzavano una storia magari non particolarmente speciale come canovaccio su cui imbastire un percorso complesso di approfondite considerazioni esistenziali. Nel suo viaggio, l'anno scorso, sulle tracce degli scrittori russi fra San Pietroburgo e Mosca, la casa di Pasternak è quella che l'aveva colpita di più, forse perché c'è una certa vicinanza visto che lui è morto quando lei era già nata, una sorta di legame privilegiato, chissà.
Mi ricorda che oggi sono tre mesi dalla morte di Giovanna, una amica che ha fatto i conti tutta la vita con un cromosoma impazzito.
Ha scritto alla mamma che non si dà pace per la scomparsa della sua "piccola sfortunata figlia", un pensiero, me lo legge, ricordando un episodio con l'amico saggio, il vescovo Eugenio Corecco:
quando in una nostra colonia (vacanze integrate che abbiamo fatto per decine di anni) un incidente aveva causato la morte di un bimbo di tre anni, dopo una lunga agonia e un momento in cui sembrava riprendersi, ci eravamo trovati in tanti amici nella sala adiacente la chiesa di San Rocco a Lugano ad aspettare i genitori di quel bimbo morto a San Gallo; Corecco ci aveva detto che nasciamo per compiere un destino e che quel bambino in tre anni l'aveva sicuramente compiuto.
E intanto Dani si ricorda di un altro amico down che proprio sei mesi fa anche lui se ne è andato, Dani scrive qualche parola alla sorella che, praticamente appena partito il messaggio in whatsapp sta già rispondendo. Sistemo la legna che brucia nel camino. Sono le 22.30.
Dani si chiede se sarà già finito il Barbiere di Siviglia che Mila e genitori sono andati a vedere per festeggiare il compleanno di Elia. Ne cerco una versione su youtube, credo buona, del 1988 con la locarnese Cecilia Bartoli giovanissima.
Ne ascoltiamo qualche passaggio.
Dico a Dani che sarà bene che si studi il libretto perché Mila probabilmente vorra costruire qualche storia a partire dal Barbiere di Siviglia, visto che con Dani hanno passato anni a raccontare e interpretare storie spesso partendo da testi esistenti. Se poi Dani non sa bene il testo originale lei si arrabbia, come ha fatto con Narnia che Dani non conosceva bene e lei le diceva che non poteva mica dirle tutto raccontandole sei libri in un minuto, insomma la rimproverava di non essersi preparata.
(E Nora, mamma di Mila, ci conferma che la bimba è entusiasta dell'opera di Rossini).
- Dovresti scrivere queste cose sul suo blog perché altrimenti andranno perdute -, ma Dani mi sorride dicendo che lo faranno i suoi biografi.
Finisco di sorseggiare un magnifico absinthe francese a 60 gradi. Intanto è arrivata mezzanotte.