giovedì 31 dicembre 2020

Da 7 a 2 corde principali, più 18 simpatiche

Un Saz turco trasformato in un simil Dutar afgano

Nel miei viaggi virtuali musicali in oriente ho scoperto la musica popolare afgana che, con piacevole sorpresa, ha molti elementi della musica indiana che sono stati importati. In particolare la parte ritmica che utilizza i Tabla indiani. Lo strumento solista che fa un po' da "Sitar" è il Dutar (ma anche il Tambur).  L'Herati Dutar ha due corde principali che si suonano e poi, come il Sitar, ha numerose corde simpatiche che risuonano per simpatia, che arrivano fino a 18. Video


Uno strumento magnifico ma introvabile. Pare che neppure in Afganistan si possa comperarlo nei negozi di strumenti musicali ma si debba trovare un musicista che faccia da intemediario con un artigiano, un liutaio, disposto a costruirne uno. Diciamo pure che non c'è proprio niente da fare.


Avevo notato però che la forma è molto simile al Saz Baglama turco, che avevo comperato un po' di tempo fa', e ho pensato, vista l'esperienza positiva della modifica del mio Kushtar degli Uyghur dello Xijang, di trasformare il Saz in un "Simil Dutar".
Quindi ecco il Saz prima e dopo la trasformazione in Simil Dutar.
Ed ecco un pezzetto registrato col nuovo strumento, amplificato e passando per un compressore sustainer. La risonanza delle corde simpatiche si sente comunque anche non amplificato. L'accompagnamento è di un Tabla e di un Tampura elettronici.  Video


Praticamente, non potendo rifare il manico, ne ho costruito un secondo da affiancare al manico principale per inserire i "Peg" di accordatura e per 6 delle 18 corde simpatiche. Il Saz infatti ha 7 corde e quindi usandone due sole principali mi sono rimasti 5 peg liberi e una buona parte della larghezza del manico da destinare alle corde simpatiche. 
Ho usato un pezzo di pioppo molto vecchio che proviene dal convento del Bigorio, con cui abbiamo costruito i mobili della nostra cucina. 
Forati i buchi per i peg, con un attrezzo apposito da liutaio ho reso conici i buchi. 
Si deve girare, girare avvitando. Ci sono volute alcune ore di paziente lavoro manuale.

Una certa difficoltà si è presentata nel calcolo e nella realizzazione degli spazi ridottissimi fra ogni corda simpatica, poco più di 1.5mm. Anche la limatura dell'incavo per le 18 corde simpatiche nel ponte (Bridge) e nel "capotasto" (Nut) non è stata una passeggiata. La parte di ponte che si incastra e si appoggia sul pickup interno al ponte l'ho rifatta con del bambu.

E poi ho messo dei chiodini con una tacca limata alle diverse altezze sui due manici come "Nut" per ogni corda simpatica che non parte dal Nut principale originale. Ho fatto un supporto di legno per poter martellare i chiodini/nut.
Come corde ho usato quelle in rotoli di acciaio per il salterio del diamero 0.22 e 0.3 mm.
Accordatura:

2 Main strings B2 o A2

18 Sympatethic Strings

B3 C2 C#2 D2 D#2 E2 F2 F#2 G2 G#2 A2 A#2 B2 C1 C#1 D1 D#1 E1 o

A3 A#3 B3 C2 C#2 D2 D#2 E2 F2 F#2 G2 G#2 A2 A#2 B2 C1 C#1 D1

E ovviamente mi sono ricomprato un Saz baglama turco da usare solo come Saz.

sabato 26 dicembre 2020

Natale in pandemia

Natale 2020

Un Natale speciale per tutto il mondo cristiano che ha celebrato l'inizio della cristianità dovendo fare i conti con la pandemia. Dai momenti pubblici come la messa ai momenti privati, tutto è stato adattato alle esigenze di difesa dal contagio del covid 19 che da un anno imperversa su tutto il pianeta. Mascherine, distanza "sociale", pranzo natalizio con massimo di 10 persone ecc. ecc.
Lo ricorderemo, sperando che sia solo una parentesi e non la nuova normalità.
Tutti penso abbiano cercato di inventarsi un modo compatibile per poter festeggiare il Natale rispettando le norme. Ma credo che per milioni di persone questo Natale sia stato caratterizzato da solitudine e per molti anche da sofferenza per le condizioni di vita, per la malattia e per la morte dei propri cari. 
Noi siamo fra quelli che sono stati graziati, per noi è stato un bel Natale.
Abbiamo potuto prepararlo con gioia e serenità. Il presepe davanti a casa a Vaglio coi personaggi grandezza naturale.
Non si sono fatti gli incontri prenatalizi ad esempio a Caritas Ticino e, da solo, mi sono registrato e montato questo video augurale

La Messa della notte di Natale siamo andati come di consueto al monastero delle Clarisse di Cademario. Momento bello, curato dalle suore che sono molto attente ai dettagli, ai gesti liturgici, ai canti, con un prete capace di far riscoprire il senso religioso nella suo profondo significato teologico con alcuni guizzi di sorprendente novità. In 17 a distanza, con mascherine e disinfettante prima e dopo la funzione. Anche se fuori dalla chiesina ci si è ritrovati con qualcuno che sembrava aver scordato la pandemia e ha tentato di abbracciarci!
Con chi non poteva venire a cena o al pranzo di Natale abbiamo passato un po' di tempo, la vigilia, nel giardino; un tea, qualche biscotto e il piacere di stare assieme. Un modo strano per vederci a cui ci siamo ormai abituati e alla fine va benissimo, se si è vestiti adeguatamente tenendo conto dei rigori invernali!
La cena e il pranzo di Natale l'abbiamo fatti in un grottino di vicini che ce lo hanno prestato. Semiaperto, una parete non c'è e dà sul giardino, 3/6 gradi che siamo riusciti ad alzare fino a 17/20 con un cannone a gas che fa un gran rumore ma riesce a produrre un vento caldo che ci ha permesso di sopravvivere praticamente all'esterno. Un camino nell'angolo ha aiutato sia a creare l'atmosfera rustica adeguata sia a tirar su qualche grado almeno nell'area vicina. Abbiamo arredato con 3 tavolini distanziati il più possibile secondo i nuclei famigliari secondo i presupposti ipotetici del contagio da evitare. La questione contagio è stata discussa a lungo ascoltando le diverse teorie che vanno dalle forme più rigorose di isolamento a quelle un po' più blande.  Abbiamo optato per un compromesso che ci è parso farci correre dei rischi che abbiamo ritenuto compatibili con la nostra situazione ed accettabili. Opinabili ovviamente, ma credo si debbano fare delle valutazioni severe sulle proprie condizioni, ma che tengano conto anche di quanto, in quella situazione specifica si sia disposti a correre dei rischi considerati ragionevoli accettandone le conseguenze. Un po' come quando vai in autostrada e qualcuno potrebbe perdere il controllo e arrivarti addosso ma accetti questo rischio solo perché la probabilità che avvenga è molto bassa. 
C'eravamo quasi tutti ed è stato molto bello. Dani ha sfoderato una qualità di cuoca notevole e ci ha davvero viziato con un mucchio di prelibatezze. Insomma c'era proprio tutto quello che desideriamo ci sia a Natale, dallo scambio di doni a una convivialità molto piacevole, in questo contesto strano, nordico, alla fine divertente e certamente da ricordare come il Natale più "freddo". 

Mi ha colpito, fra tante cose, la maturità della nostra nipote di 9 anni che vedo raramente: la genialità del suo osservare la realtà, l'interesse per la lettura con performance incredibili nella velocità (un libro in qualche ora) e la capacità di tener banco sui dettagli ad esempio della saga di Harry Potter; ma ciò che più mi ha colpito è l'attenzione al benessere delle altre persone, ad esempio nei confronti della mamma o delle nonne, che potrebbe sembrare dipendenza ma è solo preoccupazione per il loro benessere, a un certo punto ha detto "non vorrei che si sentisse esclusa". Straordinario a 9 anni. 
D'altra parte consideravo che se un essere umano ha la fortuna di vivere la sua prima parte della vita in un ambiente sano, voluto bene, stimolato e assecondato nelle sue aspirazioni e desideri, messo a contatto col sapere, con la conoscenza, con l'arte e la capacità creativa in genere, sviluppa un potenziale straordinario che altrimenti difficilmente potrà manifestarsi. Poi in più uno ci mette certamente del suo, della sua unicità, della sua personale genialità, ma le condizioni in cui si è inseriti sono ciò che farà poi la differenza profonda fra chi apre con facilità i suoi orizzonti e chi farà molta fatica a farlo o non lo potrà mai fare.

Ora che piano piano tutti ripartono, le luci diminuiscono, come dice Dani, la mia saggia moglie, non bisogna dar spazio alla nostalgia ma alla gratitudine per le persone care che abbiamo visto.

Il giorno di Natale un nipote ha comunicato che nascerà a luglio la sua seconda figlia. Ecco una persona che potrà ricordare il 2020 non come il buio anno della pandemia ma quello in cui due esseri umani hanno voluto che esistesse, per amore.

venerdì 13 novembre 2020

Kushtar a 4 corde trasformato in Kushtar a 11 corde

La rinascita del mio Kushtar a 11 corde

 Qualche anno fa ho scoperto gli strumenti a corde e arco degli Uyghurs dello Xinjiang (Cina). Ho potuto comperare un Satar, 140 cm, che ha una corda principale da suonare e 12 corde simpatiche che risuonano senza toccarle. È uno strumento magnifico proprio per la straordinaria risonanza delle corde simpatiche che creano un suono unico. Partendo dal Satar ho scoperto l'esistenza del Kushtar, decisamente più piccolo, dimensioni da violino, con le 3 corde come il violino o il Kemanche persiano, ma con 7 corde simpatiche che entrano in risonanza. Una illustrazione in particolare mi ha affascinato, al centro in mezzo a tanti musicisti un suonatore di Satar e alla destra uno di Kushtar.

Ma un Kushtar a 11 corde è praticamente introvabile. Con solo le 4 corde principali invece se ne trovano, ma io volevo quello con le corde simpatiche perché sapevo quanto sia grande la differenza di suono. E poi ho supposto che in origine il Kushtar sia nato a 11 corde, almeno credo. Ho intrattenuto per un anno corrispondenza con un venditore dello Xinjiang ma non c'è stato nulla da fare. Le informazioni su questo strumento fra l'altro sono pochissime e così pure le registrazioni del suono.
Alla fine mi son detto che avrei potuto tentare di trasformare un Kushtar con 4 corde in uno a 11, anche se l'impresa era tuttaltro che evidente dovendosi basare solo su qualche foto.
Ho comperato su ebay dalla Germania un Kushtar a 4 corde pagandolo 350 euro, forse un po' caro ma non ho trovato nulla di più a buon mercato. E l'ho trasformato in un Kushtar a 11 corde. 
Video
Ed ecco le varie fasi della trasformazione.
Per prima cosa ho smontato tutto quello che si poteva e per due giorni ho grattato quella lacca lucida, orrenda, che spesso mettono in quantità sugli strumenti a corde di questo tipo. Ho così cancellato una miriade di brutti pallini disegnati dappertutto, lasciando emergere meglio le strisce intarsiate di decorazioni nero/bianche, forse di madreperla.
Avevo fatto dei disegni partendo dalle foto per poter calcolare le giuste dimensioni delle parti nuove tenendo conto del fatto che probabilmente il mio Kushtar è più piccolo di quelli di cui ho trovato immagini. Infatti sulla lunghezza del nuovo manico non si sarebbero potuti montare i 7 peg per accordare avendo sufficiente spazio per girarli. Ho quindi trovato la soluzione di alternare la posizione e la lunghezza dei peg.
E finalmente mi sono lanciato nella costruzione della metà manico che ha richiesto molta cura nell'adattare la forma in modo che combaciasse con il manico originale. Ho utilizzato del mogano che mi è rimasto dalla costruzione del Kyl Kyak.
Con alcuni utensili da liutaio, anche se da Aliexpress, ho scavato la sede conica dei peg.
Ho utilizzato dei chiodini dorati per le corde simpatiche e ho montato il mezzomanico: adesso il Kushtar assomiglia proprio ad una delle illustrazioni di riferimento.
Ho costruito e fissato l'attacco delle 7 corde simpatiche e messo dei regolatori della tensione fine.
E alla fine il problema più complicato è stato il ponte perché deve tenere sia le 4 corde principali sia le 7 simpatiche permettendo però di inclinare l'archetto sulla prima corda senza toccare le simpatiche più in basso. Insomma una sorta di scommessa. Credevo di non riuscire a far funzionare un unico ponte e ho provato a separare in due ponti le corde principali e le simpatiche ma non mi piaceva affatto anche perché la risonanza diminuisce. 
Alla fine dopo molti disegni, varianti di distanze e inclinazioni ho trovato un compromesso che mi sembra funzionare. Ecco il ponticello in bambu che ho costruito.
Adesso il mio Kushtar ha 11 corde e suona bene. La differenza di suono si sente con armonici e risonanze che con solo 4 corde non c'erano. Test video



domenica 25 ottobre 2020

un'amica se ne va

Era più vicina alla trascendenza

Benedetta e Dani

Stamattina Dani, una mia amica, se ne è andata. Morta di covid. 37 anni, aveva un cromosoma in più che le ha condizionato tutta la vita: dagli affetti primari mancati, alle varie tappe dell'esistenza che normalmente gli esseri umani considerano come "dovuti". Lei non li ha avuti e ha dovuto sopravvivere a una condizione molto difficile. Ma il cromosoma maledetto le ha anche fatto incontrare una famiglia che l'ha accolta e cresciuta, e una rete di amici che le hanno voluto bene, ho avuto la fortuna di far parte di questi. Carlo, mio grande amico, che ci ha lasciato 10 anni fa, con Benedetta hanno dato a Dani una famiglia con mamma, papà e due fratelli, Anna e Luca, una famiglia giuridicamente "affidataria" per molti anni, ma per sempre autentica e carica di quell'affetto e di quella capacità di affermare che anche se hai dei guai, dei difetti e delle difficoltà, sei amato per quello che sei veramente, nel profondo del tuo essere. 
Il vescovo Eugenio Corecco ci aveva insegnato a guardare le persone con un guaio, un difetto, un handicap, come figli di Dio amati per la loro essenza e dignità umana che non è scalfita da nessun problema collaterale. Ci diceva di guardare il volto di questi amici feriti nel corpo e nella mente come se guardassimo il volto di Cristo. In questo senso penso che lei fosse a due passi dalla trascendenza.
Dani, mia moglie, l'aveva incontrata un paio di settimane fa passeggiando nel bosco a Lopagno e le aveva detto che dagli archivi video di Caritas Ticino era saltato fuori un vecchio video di 32 anni fa in cui lei faceva un bel mucchio di capricci con Carlo. Aveva gradito molto questa notizia e aveva risposto "Grazie mille". Ci aveva fatto sorridere ma in fondo era la risposta giusta di chi è grato perché si è attenti a lui. Dani era molto vigile a che si fosse coscienti del suo essere presenza importante, alterità che conta ed è qualificata; nella sua, per certi versi contorta e per altri semplice struttura di pensiero, l'aspetto fondamentale dell'essere amata si esprimeva come in ogni essere umano che riafferma questo diritto essenziale ed esistenziale. 
Giacomo Contri, molto vicino a Dani, psicoanalista, una volta aveva detto a una conferenza a operatori sociali che si occupavano di persone portatrici di handicap: "Anche gli andicappati vanno all'inferno". Avevo apprezzato moltissimo questa provocazione che reupera la dignità della persona indipendentemente dalle sue difficoltà perché le riconosce il libero arbitrio. Cioè indipendentemente dalla difficoltà e dall'handicap, la persona ha una sua libertà di scelta che, anche se limitata, va riconosciuta nella sua valenza fondamentale: l'individuo può scegliere tra il bene e il male, che è la caratteristica che lo definisce libero, carico di dignità intrinseca, figlio di Dio. È bella e consolante l'immagine che la fede cristiana ci propone con Dani in qualche posto in paradiso con Carlo, con Mimi e col vescovo Eugenio; magari a litigare con Michi con cui era spesso in competizione, anche lui condizionato da un cromosoma in più che l'aveva portato da quelle parti prima di lei. 
Ha passato le ultime ore della sua vita ieri sera in ospedale con Benedetta guardando Il signore degli anelli. Avrebbe voluto coca e hamburger.
 
Non potendola salutare come avrei voluto ho pensato di dedicarle un minuto musicale suonando uno strumento antico che ho restaurato: si tratta di un Sarangi Nepalese. È uno strumento con qualche problema ed è piccolo,  proprio come Dani. Video






venerdì 18 settembre 2020

50 anni dalla morte di Jimi Hendrix

 Jimi Hendrix un padre musicale



50 anni fa, oggi, moriva Jimi Hendrix. Ero in Germania a studiare il tedesco per qualche mese, lavorando in un grande magazzino, a Monaco. Era stato un colpo incredibile, come se fosse morto qualcuno di molto vicino, e infatti lo era, anche se solo relativamente all'universo musicale e culturale che aveva una grande importanza per me. La sua musica aveva rivoluzionato il già incredibile mondo musicale che con Beatles e Rolling stones aveva segnato la svolta epocale degli anni sessanta non solo per la musica ma per tutta una cultura giovanile. Jimi aveva stravolto tutto con l'uso del distorsore e dell'echo; l'echo non era un effetto elettronico digitale ma un marchingegno analogico fatto artigianalmente con un'asola di nastro 6mm che continuava a girare su un aggeggio che ormai fa parte della storia della musica. I suoni prolungati, stridenti, esasperati su armonici che nessuno aveva ascoltato prima, facevano da contenitore di melodie semplici, fortemente ritmate, che non andavano ripetute canterellando ma sentite nel profondo delle proprie viscere. Nel corso degli anni il mio percorso musicale mi ha portato a incrociare esperienze musicali straordinarie dal nord Europa all'Asia, con visitazioni e incroci interessantissimi fra India, Giappone, Mongolia, Cina e Xinjiang, Korea, Kirzikistan ecc. ma anche una tappa mozartiana all'uscita di Amadeus o l'immersione nella musica elettronica, o la musica sacra di Arvo Pärt, o lo sguardo multiforme e sempre sorprendente dei compositori di musica contemporanea. Con Jimi Hendrix è cominciato questo percorso iniziatico di una ricchezza inestimabile, perché è difficile rendere ragione dell'esplosione interiore verso un'universo dalle mille sfaccettature dove la creatività e l'espressione della bellezza raggiungono cime vertiginose. La passione per le sonorità sempre più ricercate e strane mi è nata con lui anche se mi ci sono voluti molti anni per scoprire dove si può arrivare quando la ricerca musicale è guidata da una insaziabile curiosità per quello che gli esseri umani sono stati capaci di elaborare come esperienza sonora nelle diverse espressioni e percorsi storico culturali. In qualche modo credo che con Jimi Hendrix mi si sia aperto un nuovo orizzonte dove non c'erano più regole musicali fisse e irrinunciabili, ma solo un flusso di idee in continua evoluzione. È stata la scoperta tangibile della possibilità che la vibrazione musicale diventi corporea come espressione di una profonda emozione interiore. Un interprete, probabilmente ignaro, di quella bellezza straordinaria che suscita un anelito di infinito, un desiderio di trascendenza. 

mercoledì 26 agosto 2020

Dal Sidecar a Giger

Trasformazione grafica predigitale

Cristiano si è appena comprato un glorioso Triumph

e la cosa mi ha suscitato fantastici ricordi degli anni 70, quando con Dani, sposati ma studenti, siamo andati all'università a Parigi a fare Arts plastiques et Cinema, e avevamo un Triumph. Era un sidecar che avevamo assemblato acquistando un Triumph Trophy 650cc dalla polizia del canton Vaud.
Facevamo avanti e indietro per le vacanze semestrali e a Natale, Parigi-Lugano Lugano-Parigi, anche in inverno e persino con la neve. Dani dentro un sacco a pelo, non avevamo le tutine da motociclisti che si vedono oggi, leggeva e dormiva durante questi viaggi interminabili. A quel tempo fare i motociclisti era un'avventura, avevamo la borsa degli attrezzi perché ne succedevano continuamente di tutti i colori. Ci si fermava sul bordo della strada e si aggiustava la moto come se si fosse in officina, a volte con l'aiuto di altri motociclisti che si fermavano a darti una mano. Nei dintorni di Berna una volta ho smontato il motore a bordo strada, l'ho portato via e sono tornato a rimontarlo, riparato, una settimana dopo.  Ecco ad esempio la testimonianza di una riparazione della gomma del carrozzino. Dietro alla foto c'è l'annotazione di Dani: I nostri viaggi, autostrada verso Parigi 1973. 


E il sidecar è diventato un soggetto per un lavoro di grafica per l'università. All'epoca avevo già come idolo H.R. Giger che non aveva ancora fatto Alien (1979) ma aveva già al suo attivo cose meravigliose che guardavo e a cui mi ispiravo.
Così è nata l'idea di fare una trasformazione del sidecar come se implodesse verso il centro dell'immagine. Non c'erano i computer e quindi significava calcolare tutto a mano con sistemi di griglie, di coordinate e di parametri che ho dovuto praticamente inventarmi. E dopo quattro passaggi di trasformazioni successive, prove e disegni a china, ne è venuto fuori una specie di feto gigeriano con la targa sul cranio che ho ridisegnato a puntini. Ecco i quattro disegni definitivi del processo di trasformazione:
Ed ecco la rielaborazione per punti del quarto disegno con evidente somiglianza con i disegni di Giger
Alcuni dettagli di disegni di H.R. Giger dell'epoca

Ed questi sono i disegni preparatori su carta trasparente coi calcoli delle trasformazioni passando da una griglia di quadrati che si trasformano in un cerchio. C'era un particolare rigore nel riportare i punti dal mondo "quadrato" a quello "rotondo" affinché non si trattasse di una trasformazione fantasiosa ma di qualcosa di matematico quindi calcolabile. 

A 50 anni di distanza in un epoca digitale dove facciamo praticamente tutto quello che vogliamo modellizzando in 3D e facendo roteare gli oggetti virtuali che abbiamo creato, beh questi disegni ricordano un altro mondo, quello di prima, dove comunque si facevano cose incredibili. Affascinante.


martedì 25 agosto 2020

Nebula dell'Aquila per i 69 anni di Dani

Buon compleanno dall'universo

Dani è tornata da una breve vacanza marittima ad Albenga con Angela (sua sorella) e Aurelia (una amica) dove ha festeggiato il suo 69esimo compleanno
Poco dopo entrando in camera ha fatto un salto ed è rimasta immobile per qualche secondo di fronte al suo regalo di compleanno di cui non sospettava nulla:
una gigantografia (282cmx145cm) della Nebula dell'Aquila fotografata da Basilio. Osservabile anche con effetto notte grazie a una fila di led azionabili dalla postazione di Dani a letto.
Ma cominciamo questa vicenda dall'inizio o meglio dai tempi recenti, visto che la nebulosa si è formata 2 o 3 milioni di anni fa'. Basilio (mio figlio), che fa foto astronomiche straordinarie, l'ha fotografata quest'anno catturando la sua immagine che risale a circa 5700 anni luce. Il termine fotografare forse è fuorviante per chi crede che significhi schiacciare il bottone dello scatto, perché si tratta di ben altro lavoro. Ecco la scheda tecnica che mi ha fornito Basilio:

Nebulosa dell'Aquila (M16/NGC6611)
Nebulosa a emissione nella costellazione del Serpente. A ~5700 anni luce di distanza dalla terra si formò tra 2 e 3 milioni di anni fa (al tempo degli australopitechi) e fu scoperta nel 1746 dall'astronomo di Losanna Jean-Philippe Loÿs de Cheseaux. 
I pilastri interni, composti di gas e polveri, scartano di continuo materiali che si comprimono al centro della nebulosa per generare periodicamente nuove stelle. Prima di consumarsi completamente dovrebbero passare ancora almeno 100'000 anni.
La foto (di Basilio Noris):
Scattata sull'arco di 13 notti tra il 1 giugno e il 19 luglio 2020 da un balcone Zurighese con un telescopio Ritchey-Chrétien 8" e una astrocamera raffreddata, catturando globalmente 18 ore di luce separando le frequenze corrispondenti agli ioni di Zolfo II (4h), Idrogeno α (10h) e Ossigeno III (4h), materiali rappresentati rispettivamente dai colori rosso, oro e turchese. L'utilizzo di tecniche di modellizzazione del rumore e dei difetti ottici hanno permesso di estrarre l'immagine da un cielo con un forte inquinamento luminoso (Bortle Class 6)

Abbiamo cominciato a discutere via whatsapp con Basilio sulla possibilità di realizzare una parete o una gigantografia, ma volevamo che fosse di qualità. Lui ha trovato un laboratorio che ci ha stampato in un solo pezzo la foto che ha previamente rielaborato apposta per una stampa di quelle dimension. In una settimana è arrivato il tubo con la stampa arrotolata a Vaglio. Al primo sguardo, srotolata per terra nella mia falegnameria in stalla, è risultata impressionante.
Con Giona (mio figlio, gemello di Basilio) abbiamo comperato un piano di Pavatex e gli abbiamo fatto un'intelaiatura di listoni. Alla fine il tutto ha un'aria molto solida e stabile ma pesa probabilmente 25 kg. Quindi ingombrante e pesante. Abbiamo steso la stampa sopra al pannello
e poi abbiamo incollato in 4 tappe, spalmando con spatole colla bianca da falegname non diluita (sui blog dicono di diluirla ma è meglio non farlo). Decine di vecchi album di fumetti hanno fatto da peso per l'incollatura dei bordi.
Il giorno dopo il pannello era pronto ma come farlo entrare con  quelle dimensioni in una vecchia casa? Dalla finestra. 
Ed ecco il reportage minuto per minuto che Ingrid (mia sorella) ha fatto dell'operazione mentre Marco (suo marito) ha fatto il terzo uomo necessario per essere attivi su tre piani. E persino Joël, un vicino, dalla finestra, ha partecipato divertendosi in questa situazione "fuori scala"
Più velocemente di quanto mi aspettassi, la gigantografia era appesa al muro.

Basilio Noris, autore della foto, un mese dopo in visita a Vaglio