Sorveglio la vita che inizia e la vita che finisce.
Un'amica a cui è nata una nipotina proprio mentre sua sorella sta morendo mi scrive: Sorveglio la vita che inizia e la vita che finisce. Riscopro il silenzio della meraviglia. La cura della presenza silenziosa, non c’è niente da aggiungere alla gratitudine di esserci per salutare chi arriva e salutare chi parte. E ricordare che siamo davvero di passaggio.
Penso che questa lucidità si possa avere in momenti di verità che solo se si è predisposti a coglierli, questi diventano percepibili. Le domande fondamentali, esistenziali, "da dove vengo, dove vado, quanto mi resta?" (mi riferisco al post Blade Runner novembre 2019) qui si ritrovano in una sintesi carica di bellezza e di significato, con una piccola creatura che viene alla luce, una giovane donna che muore, e noi che siamo di passaggio.
Ieri ho visto il film Systemsprenger (System Crasher 2019), un gioiello tedesco, che descrive alcuni mesi della vita disperata di una bambina di 9 anni, disattata e violentissima, e i tentativi inutili di alcuni educatori per aiutarla a uscire dal tunnel della marginalizzazione.
La sofferenza di questa creatura ferita, mirabilmente interpretata, interroga sul significato stesso dell'esistere: a cosa sono destinati gli esseri umani? Vi può essere un destino buono se non si è amati? Tra la vita che nasce e la vita che finisce c'è possibilità di redenzione, di felicità?