Generare bisogni credendo di rispondervi (31.10.2013)
Anche stamattina due persone si sono presentate nelle sedi di Caritas
Ticino chiedendo un tetto e un lavoro. Si potrebbe dedurre che questo
sia un segnale di un bisogno emergente, in crescita: quello di centri
per l’accoglienza di senza tetto in cerca di lavoro. Ma non è così. Il
turismo sociale è fenomeno conosciuto soprattutto nelle zone di
frontiera come il Ticino e periodicamente ci sono impennate per
richieste simili. Ora, probabilmente grazie alla pubblicità fatta a
forme di accoglienza primaria con “alloggio e pasto caldo”, un certo
numero di persone prova a passare la frontiera cercando soluzioni a
problemi di indigenza di vario tipo. Verosimilmente la vicenda si
chiuderà quando il gioco dei numeri non terrà più, non perché ci sia un
reale bisogno di quella forma di sostegno ma solo perché, offrendola, si
apre una sorta di breccia alla creazione di un bisogno (alloggio
d’emergenza) che è assolutamente fittizio ma può svilupparsi col
telefono senza fili a velocità elevata. Chi tenta la sorte, venendo così
in CH, non sta certo bene ma ha, come altri milioni di persone, bisogno
di un posto di lavoro. Ma un posto non lo troverà certo in quel modo
soprattutto in CH. Quindi “alloggio e piatto caldo” non rispondono a
nessun bisogno ma favoriscono solo forme di spreco di risorse,
soprattutto da parte dei poveracci che potrebbero investire energie e
soldi in modo più profiquo. Si tratta della conseguenza di un pensiero
sociale superficiale, incapace di addentrarsi in una anlisi dei
meccanismi di povertà reale e delle loro eventuali soluzioni. Anche
aprendo infatti centri con migliaia di posti letto per poveri disperati
che vengono da sud non si risponderebbe a nessun bisogno. Sorprendente
come invece, complici i media, si fomenti una lettura approssimativa e
fuorviante dei bisogni, creando alla fine spaccature controproducenti
fra chi aprirebbe le frontiere perché pensa di essere accogliente e
generoso e chi invece butterebbe fuori tutti credendo di dover difendere
il territorio come lo fanno i gatti o gli orsi. I sistemi complessi non
hanno soluzioni semplici a portata di mano, manicheiste con buoni e
cattivi ben identificati, ma richiedono sempre percorsi difficili
caratterizzati da analisi coraggiose, lucidità di pensiero e di visioni a
lungo termine, scevre da emozioni e sentimentalismi.
Gli squilibri socio-economici e politici in Europa non si risolvono con
il buon cuore che cancrenizza le derive metodologiche, e ideologiche. E
anche gli interventi sociali locali non si costruiscono su modelli
assistenzialistici o filantropici. Solo pianificazioni a lungo termine e
visioni ampie fondate su un pensiero sociale ed economico intelligente
possono evitare i pasticci che, sia a livello internazionale che locale,
continuano a prodursi, sostanzialmente perché non si sa dove andare a
parare.
E poi, tragicamente, gioca un ruolo importante il fatto che sia gratificante sentirsi buoni, anzi sentirsi migliori degli altri.
Nessun commento:
Posta un commento