lunedì 19 settembre 2022

Ricordando il piccolo Carlo

 L’ULTIMO SALUTO A UN NEONATO


      Foto di Giona, che ha saputo della morte di Carlo  quando era al Crocione, e l'ha mandata sulla chat di famiglia

Sabato ci siamo trovati in molti a pregare intorno a una piccola bara aperta col piccolo Carlo che sembrava dormisse. Ha vissuto due mesi e mezzo con i suoi genitori sempre accanto, lottando contro una malformazione cardiaca, poi il suo piccolo cuore ha smesso di battere. La commozione, persino mentre scrivo, è stata immensa nel guardare quel bimbo, figlio di persone molto vicine e molto care, che se ne era andato via.

Non siamo attrezzati per metabolizzare la morte degli adulti ma quella dei bambini ci disarma totalmente, non riusciamo a crederla possibile. Nella storia dell’umanità la morte dei bambini e dei neonati è stata molto presente ma da un’ottantina d’anni, almeno nel mondo occidentale, il benessere e i passi della medicina ci hanno fatto dimenticare questi drammi che una volta toccavano tutte le famiglie. Il piccolo Carlo ci ha rimesso di fronte al limite di un dolore con cui non vorremmo mai essere confrontati. L’entrata in una chiesa straboccante di persone, della piccola bara portata dai due genitori, è una immagine straziante di una bellezza e di una dignità straordinaria che esprime fra l’altro il nostro bisogno di riti per affermare in modo comunitario la possibilità di condivisione dei gesti importanti e fondamentali della nostra esistenza. Un’immagine che rimarrà incisa in modo indelebile nella memoria di tutti coloro che hanno partecipato a quel momento.

Ma contraddicendo ogni possibile aspettativa, accompagnare per un ultimo saluto questo neonato si è rivelata un’occasione inaspettata di serenità di fronte al dolore e alle grosse questioni esistenziali, di fronte alla questione personale più intrigante, quella della morte.

Questo grazie alle parole del papà di Carlo e all’omelia alla Messa del funerale celebrato da Padre Mauro Lepori (abate generale dell’ordine cistercense) e certamente anche grazie a una partecipazione straordinaria di centinaia di famigliari e amici, rimasti assieme anche sul sagrato della chiesa dopo il funerale, per ore.

Andy sia dopo il rosario del sabato, sia dopo la Messa, ha condiviso alcune riflessioni che aveva fatto con sua moglie Anna. Un regalo di cui esser loro profondamente grati.

Molti ci hanno ricordato – ha detto - che Carlo è morto il giorno della Madonna Addolorata e quindi ora è in braccio alla Madonna.

Ogni giorno della sua vita è stato amato e voluto, quindi ha ricevuto solo amore e la sua vita non è stata come la nostra piena anche di litigi cattiverie e meschinità, ma solo di amore, il nostro il vostro e quello di tutti gli amici che ci sono stati vicini e hanno pregato per lui e per noi. In questi due mesi e mezzo ci ha resi persone migliori.

È stata quindi una vita felice e compiuta e di questo sono certo. Ci ha regalato questo tempo meraviglioso insieme, com’è sempre stato meraviglioso il suo sorriso.

La certezza di saperlo tra le braccia del Signore, a giocare sulle ginocchia del nonno e della Madonna che lo presentano a Dio, nella felicità totale qui per noi ancora inimmaginabile, ci riempie di speranza e fiducia. Un nuovo angelo veglia sulla nostra famiglia.

L’omelia di Padre Mauro Lepori.

Chiesa del Cristo Risorto, Lugano – 18.09.2022
Letture: Isaia 25,6a.7-9; Efesini 1,3-5; Matteo 18,1-5.10

Il nostro piccolo Carlo è nato alla grazia di essere figlio di Dio ricevendo il santo Battesimo da suo papà al momento della nascita. Prevedevamo di celebrare i riti complementari del Battesimo fra due settimane, nella Domenica che cadrà nel giorno degli Angeli Custodi. Per questo ho scelto il Vangelo degli Angeli Custodi per questa Messa in cui con dolore e speranza, con tristezza e gratitudine ci ritroviamo a congedarci dal nostro piccolo cavaliere (forse non tutti sanno che il suo terzo nome di battesimo è Artù, dopo quelli di Carlo, in ricordo del suo caro nonno, e di Gabriele), a congedarci da lui che per due mesi e mezzo ha lottato per vivere e che ci ha preceduti tutti nel raggiungere il destino della vita. Gesù “chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.”

In questi mesi, ma anche prima che nascesse, Carlo era al centro della nostra attenzione e apprensione, al centro delle nostre cure, certamente dell’amore dei suoi genitori e di tutti noi. Ma ora dov’è Carlo? È Gesù che ce lo dice e che la fede in Lui ce lo fa e farà sempre più capire nel profondo del cuore, come una coscienza che sorge in noi, simile al sole di questa limpida giornata di settembre. Ora Carlo è al centro del Regno dei cieli, al centro della realtà compiuta in Gesù Cristo morto e risorto per noi. Il centro del Regno dei cieli è per noi e per tutti Cristo stesso, il Figlio di Dio, che è venuto nel mondo per condurci al Padre, affinché possiamo stare eternamente al Suo posto nella Trinità, il posto del Figlio prediletto di Dio che scambia con il Padre l’Amore infinito dello Spirito Santo. Gesù vorrebbe che questo posto al centro del Regno dei cieli lo prendessimo già in questa vita, perché il Regno dei cieli non è dopo questa vita, ma la verità ultima, la realtà vera della nostra vita. Per questo il Signore mette un bambino al centro e chiede ai discepoli di imparare subito da lui, di farsi subito piccoli come lui, di accogliere subito Gesù stesso in lui. Questo, Gesù ce lo chiede come conversione, come cammino in cui accettiamo che la nostra vita diventi sempre più vera alla luce di Cristo, alla sequela di Cristo, per grazia di Cristo. Ma ai bambini questa grazia, questa verità ultima e eterna della vita, è data per natura. In loro l’amore infinito del Padre si imprime e manifesta senza ombre. In loro la grazia del Battesimo è immediatamente esplicita.

Gesù infatti ci invita a guardare ai bambini come ad angeli che vedono senza veli il volto del Padre: “Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.”

In fondo dovremmo sempre rapportarci ai bambini come se fossimo sulla soglia del tempio mentre loro, come il gran sacerdote, entrano nel Santo dei Santi a contemplare Dio e a dialogare con Lui. E in questo dovremmo seguirli, come profeti del Mistero che ci insegnano la verità e pienezza della nostra vita.

 

Oggi lunedì, mentre 4 miliardi di persone stanno seguendo i funerali della regina Elisabetta II d’Inghilterra, una piccola bara col piccolo Carlo è inumata nella tomba del nonno Carlo che ci ha lasciato quasi quattordici anni fa.

Ho letto in uno scambio di messaggi: “c’era tanto dolore e tanto amore in tutti.”

È il segno di speranza che ci consola e ci rassicura.

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