giovedì 21 agosto 2025

Un violoncello da giardino

Ho costruito un ForkCello


E apena finito mi è servito, oggi, per suonare Happy Birthday a Dani che festeggia il suo compleanno al mare e l'ha ascoltato in rete.


La costruzione è stata più complicata di quanto pensassi perché un forcone non è esattamente un elemento usuale nella liuteria. Il forcone non era lungo abbastanza per le misure del violoncello, quindi l'ho allungato incollando un manico da pala, utilizzando l'impugnatura originale del forcone come base per l'appoggio del ponticello.

Uno dei problemi più complessi è stato la posizione del ponticello. È un po' complicato ma la foto forse aiuta a capire la questione. Il manico di un violoncello non è sullo stesso asse della cassa ma il forcone/pala sono sullo stesso asse, quindi se il ponticello fosse stato appoggiato sopra al manico (posizione A) l'angolo della tastiera sarebbe stato troppo ampio e impossibile da suonare perché il manico sarebbe stato troppo grande per la mano sinistra. 
Ho allora costruito una struttura che mi ha permesso di abbassare la posizione del ponticello che passa oltre il manico e si appoggia (dove c'è il pickup) su una base apposita. Così la mano fa un po' fatica nelle posizioni delle note più alte ma è suonabile. 

Altro capitolo complicato è stato quello della struttura per i piroli. La tensione delle corde infatti avrebbe fatto ruotare inevitabilmente il manico rotondo dove volevo piazzare i piroli. Ho messo un tondino metallico per evitare la rotazione. Funziona visto che tiene bene l'accordatura.
I fori per i piroli conici sono stati fatti a mano con l'attrezzo da liutaio.

E manualmente con limette ho realizzato anche il capotasto.

Ho fatto dello stucco con polvere finissima di legno e colla per poter lisciare tutte le parti del manico dove scorre la mano.

Con una scatola di tonno ho fatto il contenitore del controllo elettronico del pickup.

La tastiera l'ho  incollata e avvitata con due supporti dopo aver calcolato l'angolo relativo al ponticello e all'altezza giusta delle corde.

E in fine la cordiera. Fra i pezzi di macchinari che tengo per le varie costruzioni ho trovato quello giusto per l'aggancio della cordiera ma bucare il tridente d'acciaio non è stato facile. Sono riuscito grazie a un trucco poco conosciuto che mi ha svelato mio cognato Tanin, fabbro: I metalli duri si possono bucare con le punte per la pietra.

Uno strumento che si combina bene con l'atmosfera rural/country di casa nostra. 

E il ForkCello si aggiunge così alla serie di strumenti strampalati che ho cominciato a costruire qualche anno fa quando ho scoperto su youtube Justin Jonhson, bluesman americano che si è costruito alcune slide guitar, quelle che si suonano strisciando un tubo metallico cromato, tradizionalmente un bottle neck (manico di bottiglia), partendo da oggetti improbabili come una pala, uno skatebord e un asse da stiro.

Mi sono quindi costruito anch'io una chitarra slide con una pala, uno skatebord
e un asse da stiro. Sotto al ferro da stiro, a cui ho sostituito il riscaldamento con le luci led, si attacca un EBow (effetto per chitarra elettrica).

E poi con due padelle, un coperchio e un mestolo ho fatto una Padellitarra.

Ora il forkCello sta bene vicino alla shovelguitar


lunedì 18 agosto 2025

Camino de Santiago

Elia pellegrino verso Santiago di Compostella

Oggi Elia, primogenito cinquantenne, è partito per il Cammino verso Santiago di Compostella. 900Km e una previsione di cammino di più di un mese. Lo desiderava da tempo ed è il suo regalo per i cinquanta anni.

All'areoporto di Zurigo

La tecnologia attuale e i social permettono a tutta la nostra famiglia di seguire quasi come se fossimo tutti lì con lui o quasi.
Spontanea la domanda di molti: “perché lo fai?” a cui lui risponderà.
Sul “Cammino” penso sia stato scritto tutto sia come analisi storica e religiosa, sia come testimonianze di ogni tipo, con o senza fede.

Mi permetto quindi solo qualche osservazione personale suscitata dall’emozione per l’avventura di Elia, coi riferimenti che ho accumulato negli anni leggendo e incrociando belle storie su questa esperienza decisamente eccezionale.
Mi ha sempre colpito l’aspetto della storia in cui per secoli i personaggi più diversi hanno attraversato a piedi l’Europa per raggiungere luoghi sacri. Sicuramente simili sono i pellegrinaggi a la Mecca dei musulmani. Probabilmente l’elemento del viaggio verso un luogo sacralizzato, fa parte di quelle espressioni di bisogno di trascendenza che si concretizza in gesti tangibili.
Quindi ci si mette in marcia sulle tracce di migliaia di altri pellegrini che hanno fatto la stessa cosa prima, imitando e ripetendo un gesto che in sé è sempre uguale ma per ciascuno si realizza in modo personale, diverso, unico. Si tratta probabilmente di rivivere  interiorizzandolo, un gesto carico di storia che molti hanno vissuto con aspettative di tipo personale e collettivo, direi tribale.

Nella cultura individualista attuale poco incline a valorizzare gli aspetti storici e tradizionali che ci legano a chi ha vissuto aspirazioni e desideri simili nel passato, può essere molto difficile capire il fascino di esperienze di cammino verso una meta condivisa e ritenuta sacra. Si tratta probabilmente di riscoprire il valore di elementi della tradizione come occasione per attualizzare esperienze che, pur avendo punti di riferimento precisi e comuni, si sono declinate in epoche diverse, con sensibilità e sottolineature diversissime.

C’è poi l’aspetto non secondario della fede, caratteristica fondante dell’esperienza religiosa. Ma molti pellegrini non fanno un’esperienza di fede anche se si inseriscono nel solco di un gesto che esprime una fede tradizionale. Trovo affascinante questo aspetto che apre a chiunque la possibilità di vivere esperienze in sé caratterizzate da elementi inequivocabilmente fideistici, senza alcuna pretesa esclusiva. Non è per nulla come andare in pellegrinaggio al museo dei Beatles a Liverpool, ma la condizione non è la fede religiosa, bensì una sorta di riconoscimento del valore tradizionale di quelle migliaia di pellegrini che sono partiti lungo i secoli, offrendo un pezzo di strada della loro vita nel nome della cristianità. E con questo gesto di pietà popolare hanno contribuito alla costruzione di una cultura cristiana europea che è la nostra cultura.

Dal profilo individuale il camminare a lungo per giorni, mesi, non ha molto a che vedere con lo spostarsi da un luogo all’altro, ogni giorno, di tutti noi. La caratteristica più evidente è quella del ritmo che il corpo assume permanentemente. Siamo costruiti in modo da poter percepire molti elementi ritmici ed esserne condizionati. L’esperienza musicale è quella più evidente e appariscente ma non è la sola. Il ritmo permette il fenomeno della risonanza, per cui si stabiliscono relazioni incredibili fra l’origine del ritmo emesso e gli elementi ricettori che possono entrare in risonanza. Affascinato da queste cose soprattutto giocando con la musica, mi sembra di aver capito che possiamo educare il nostro corpo a utilizzare elementi di ritmo per trovare un proprio equilibrio. Credo che camminare a lungo possa permettere di abituare il proprio corpo a percepire un elemento ritmico equilibrante. Mi ricordo dell’esperienza mistica della preghiera del pellegrino russo, fondata sul ritmo ripetitivo di una preghiera che arriva a condizionare il ritmo del respiro come esperienza di preghiera costante. Immagino che analogamente si possa educare il proprio corpo a utilizzare un ritmo che verosimilmente si armonizza col battito cardiaco e la respirazione che sono le nostre funzioni vitali che vanno a ritmo.

Tenendo conto di queste considerazioni credo che chi sceglie di fare il cammino paradossalmente per un periodo di tempo sembra estraniarsi, lasciando a casa i propri cari, mentre sta solo prendendosi un tempo per riorganizzare la propria macchina che è composta prevalentemente di relazioni. Non lo si fa abbastanza ma prendersi il tempo mettendosi nelle condizioni per armonizzare se stessi (corpo, mente e spirito) è apparentemente un gesto solitario ma in realtà è un regalo che facciamo a noi stessi e a tutti quelli che fanno parte integrante della nostra vita.

 Buon cammino caro Elia, portaci tutti con te.

E l'ultimo giorno moglie e figlia, Nora e Mila lo hanno raggiunto per fare assieme gli ultimi 30 Km

25 giorni, 900Km. Arrivo a Santiago.



La foto ricordo sulla piazza della cattedrale con tutta la famiglia non c'era ma utilizzando tre immagini scattate in piazza ho fatto un montaggio.

Ma da Santiago Elia non è tornato a casa perché ha deciso di fare ancora un pezzo di cammino in Svizzera, come spiega sul canale di whatsapp "Rispetto alle pseudo casuali stime iniziali, il mio viaggiare e' stato sensibilmente piu' rapido, tanto che sono arrivato a fine cammino circa una settimana prima di quanto avessi in mente prima della partenza. Quindi mi resta ancora un po' di tempo.
Partire da casa e ritornarvi a piedi non sarebbe stata cosa praticabile (ci sarebbero voluto almeno 5 mesi, e alle volte mi capita anche di avere qualche dovere), ma era un'idea che un po' di fascino me l'ha sempre esercitata. In questo spirito, visto i giorni a disposizione, ho deciso di fare quella che sarebbe stata l'ultima parte di quel rientro a casa a piedi, e di camminare la strada che dalla Via Jacobi (che attraversa trasversalmente la Svizzera) porta in Ticino.".
E così è adato a Stans per camminare da Emmetten (NW) verso Minusio.
E oggi sabato 20 settembre Elia è arrivato alla Madonna del Sasso

Elia ci ha regalato la conchiglia che lo ha accompagnato per tutti i 1000 Km del pellegrinaggio. Un regalo prezioso nel nostro angolo delle icone in cucina a Vaglio.


venerdì 27 giugno 2025

Bdim7 per Madre Elisabetta

 Musica elettronica per esprimere bellezza

Oggi Madre Elisabetta del monastero di Cademario compie cinquant'anni e le sue consorelle hanno avuto l'idea di offrirle una raccolta in video di contributi di amici e parenti, sul tema della "bellezza". Testi, musica e canti. Anche noi abbiamo realizzato un video di 4' con un testo di Dani e un pezzo musicale che ho realizzato con diversi strumenti elettronici e acustici elettrificati. 
Ecco la versione solo musicale senza il testo e la lettura di Dani.


L'idea di partenza è stata quella dell'acqua che scorre, che ha ritmo e cambia di intensità sonora a seconda delle variazioni di quantità.
Ho iniziato quindi con una sorta di imitazione dell'acqua della nostra fontana di Vaglio con un Sequencer Arturia Keystep Pro (sembra una tastiera) collegato a un Sintetizzatore Beringher Neutron. Il suono dell'acqua è presente lungo tutto il pezzo.
All'uscita una serie di pedali per effetti: (nell'ordine) Booster, Harmonizer, Chorus, Flanger e Delay. 
Dall'uscita si va al mixer e all'aplificatore Fender a cui sono collegati anche tutti gli altri strumenti.

Il Sequencer permette di memorizzare delle sequenze di note e di ripeterle in vari modi, sequenze e arpeggi. Ho scelto le note di un accordo Cdim7 (C Eb Gb A) che però gli oscillatori del sintetizzatore hanno abbassato di mezzo tono, quindi Bdim7 (B D F Ab) è diventato l'accordo per tutti gli altri strumenti.
Per poter registrare lo strumento seguente alla  fontana, il Kucho, l'unico non elettrificato, e suonarlo allo stesso tempo in syncro senza avere la registrazione del sintetizzatore in cuffia, ho utilizzato in sottofondo un Tampoura elettrico che dava il ritmo sia al sintetizzatore sia poi al Kucho.
Ho registrato quindi alla fontana il Kucho con un sottofondo di Tampoura elettronico che va anche a batteria. Il Kucho di Okinawa è uno strumento giapponese raro e praticamente introvabile che mi sono costruito nel 2022.

Ho aggiunto la registrazione dello Jouhikko finlandese che mi sono costruito nel 2021 aggiungedovi 15 corde risonanti.

Ho utilizzato due pedali: Freeze e Wah-Wah. Il Freeze (come dice il nome) congela un suono schiacciando il pedale da pianoforte e mi è servito per avere lungo tutto il pezzo il colpo di archetto iniziale sulle corde di risonanza, con un effetto di bordone.

Poi ho inserito il Theremin e contemporaneamente il canto col Vocoder/Harmonizer.
Il Theremin, inventato quasi casualmente nel primo novecento dall'omonimo fisico russo, è probabilmente l'unico strumento che si suona senza nessun contatto diretto ma solo attraverso l'interferenza dei due campi magnetici (tonalità e volume) con la posizioene delle mani.

Il Vocoder/Harmonizer, Voice Transformer Roland VT-4 qui moltiplica la voce cantata secondo le note codificate in Midi, inviate in questo caso dal mio Sequencer, quindi Bdim7 sulla tastiera.

In fine il violino indiano in plexiglass con 15 corde di risonanza che ho costruito l'anno scorso e tre pedali: Compressor, Whammy e Flanger. Il Whammy in particolare  permette di cambiare instantaneamente tonalità.

È stato quindi un crescendo di strumenti e di "forza dell'acqua" che alla fine si sono interrotti contemporaneamente salvo il Sintetizzatore. Per avere questo finale di tutti gli strumenti contemporaneamente, oltre alla registrazione in cuffia mi sono aiutato con il video su uno schermo dello studio mentre suonavo tutti gli strumenti. Il colpo finale di archetto del Kucho mi ha aiutato molto per raggiungere l'effetto del finale. Mi sono registrato tutti gli strumenti da solo con un registratore audio Zoom e due telefoni usati come telecamere. Un ciak iniziale mi ha permesso di sincronizzare tutto. È  stato divertente. 

mercoledì 28 maggio 2025

Un figlio compie 50 anni

Buon compleanno Elia


Se hai 5 figli e il primo, nato quando ne avevi 26, compie 50 anni significa che di strada ne hai fatta un bel po'. Poi siccome la vita media si è allungata parecchio, dimunuisce la percezione del tempo passato e della condizione di anziano che tutto sommato sembra ancora da definire in rapporto a chi ha passato i novanta e se la cava. Sensazione strana ma gratificante nel guardare a un figlio cinquantenne che mi sembra vivere bene il suo mezzo secolo con una bella famiglia. Il gioco della "descendance" con una nipote adorabile, fa riflettere su come siamo costruiti per scrivere quel pezzetto di storia dell'umanità che ci è affidata.
 
Probabilmente ciò che resta negli esseri umani dell'istinto di consevazione della specie condizionano quella percezione residua della responsabilità dei genitori nel garantire la sopravvivenza dei figli: questo credo si manifesti in una falsata considerazione dei figli che ci appaiono sempre non abbastanza grandi da essere lasciati andare per conto proprio, come se avessimo sempre un ruolo attivo. Evidentemente non è vero ed è ben poco razionale, lo sappiamo, ma siamo bravi a mascherare a noi stessi questa relaziona anomala che in modo poco coscente da qualche parte è presente. Sicuramente più siamo cartesiani per temperamento, e meno questa percezione strampalata del nostro presunto ruolo si manifesta, ma da qualche parte credo rimanga anche se assopita.

Con gratitudine, affetto e orgoglio paterno, guardo Elia, "altro" da me, forse sempre più "altro" da me, che scrive il suo pezzo di storia. È affascinante questa percezione dell'alterità in un rapporto affettivo, dove lo stupore è forse la caratteristica più evidente.

Una magnifica festa in giardino con 70/80 persone venute anche da lontano, belle persone, vivaci, simpatiche; con Giona abbiamo grigliato una montagna di carne e qualche spiedino vegetariano. Giocando con un Sequencer, un sintetizzatore, un Theremin e numerosi pedali per effetti, ho partecipato a un pezzo musicale assieme a Alice al trombone e Antonio alla batteria, per accompagnare un improvvisato coro, il tutto, a tratti, come sfondo per accompagnere la lettura di Mila dei testi augurali delle tre donne di Elia: mamma, moglie e figlia. Molto carino e sembra sia piaciuto davvero.


mercoledì 14 maggio 2025

Roofing Carpenter 4 fun

Ul Teciat da Vaii 

Da pensionato mi diletto di cose particolari come la liuteria (Liutist for Fun) o la sartoria (T4F Taylor 4 Fun) e in questi giorni ho sperimentato una nuova pista: la riparazione di un tetto. Ma la nuova performance non si tradurrà in un nuovo filone di attività "Roofing Carpenter 4 Fun" perché a volte bisogna arrendersi e accettare che, ad esempio, a quasi 76 anni con acciacchi alle gambe e non solo, stare su un tetto in equilibrio e in posizioni da contorsionista non va bene. Quindi mi fermo a questa prima esperienza comunque interessante.
Tutto è cominciato con un risveglio particolare con gocce d'acqua sulla faccia e sul cuscino: il tetto perdeva e l'acqua passava due piani facendo danni.
Nell'armadio a muro della foto ad esempio, c'erano classificatori di documenti vari che abbiamo dovuto asciugare con esito non proprio corrispondente allo stato originale. È venuto a vedere la situazione del tetto un vero "teciat" che ha trovato la causa e fatta la diagnosi. Le faine o altri animali simili lasciano  escrementi corrosivi che riducono piano piano una lastra di rame in un colabrodo.

Dopo qualche tentativo di riparazione più o meno provvisoria con mastice, e dopo aver inutilmente ripitturato tutto, dopo la seconda inondazione, abbiamo messo del nastro adesivo sui probabili buchi e abbiamo aspettato un responso assicurativo. 

Il tetto in questione però non era il nostro ma quello dei vicini che vengono solo raramente in vacanza. Quando la loro assicurazione ha detto che non avrebbe pagato i danni sollevando dubbi su chi fosse il proprietario del tetto ci siamo incontrati coi nostri compagni di disavventura. E dopo aver visto da casa loro, bevendo un bianco, il loro tetto da sotto, ci siamo resi conto che il loro tetto alla fine era anche nostro visto che finiva sopra al nostro muro di casa. Insomma ci siamo accordati, vista la stranezza della costruzione antica e rustica, di pagare metà per uno il lavoro di riparazione. Due preventivi sui 6'500Fr per cambiare completamente la striscia di 3.5m di rame.
La cosa però non mi convinceva e ho avuto un'idea: la resina e la lana di vetro con cui si costruiscono le barche ma anche la carozzeria del mio Trike, potrebbe creare uno strato di rinforzo della striscia originale di rame indebolita e bucherellata dagli escrementi dei felini.
Con 80 euro su Amazon ho ordinato 5 litri di resina, 5m quadri di lana di lana di vetro e accessori. 
Non ho mai costruito barche e tantomeno stando su un tetto, ma leggendo un po' di istruzioni mi sono lanciato nell'avventura.
La prima fase è stata quella di togliere le tegole in basso, ripulire e dare un primo strato di resina. Poi tagliata e messa la striscia di lana di vetro, altro strato di resina.

A questo punto il tempo si è guastato e una leggera pioggerellina mi ha costretto a smettere. Non prevedevo però il nubifragio notturno che, avendo spostato le tegole, ha generato la terza inondazione con risveglio traumatico con acqua in faccia, quindi pentole e secchi per limitare i danni, svuotamento e tentativi di asciugare. Mi sono anche saltate le valvole del secondo piano anche se il giorno dopo ho trovato il guasto che non c'entrava con l'inondazione. Una notte movimentata insomma.
La mattina dopo era nuovamente bel tempo e sono passato alla seconda fase. Un altro strato di resina, uno di lana di vetro e abbondante strato finale di resina.

Rimettere le tegole a posto è stato una sorta di incubo. La posizione scomodissima e il fatto che le tegole si incastrano bene se le metti a partire dal basso e striscia dopo striscia vai verso l'alto, ma se sei al contrario alla prima striscia in basso con tutte le altre sopra in posizione, non è uno scherzo. Soprattutto non avendo nessuna esperienza.

Ora aspetto un bel temporale per vedere se tutto funziona. In questo caso potremo dire che con 80 euro abbiamo risolto un guaio che la concorrenza dei techat locali ci avrebbe fatturato 6'500Fr.