venerdì 29 marzo 2024

Venerdì Santo

Bisogno di trascendenza e di riti


Il venerdì Santo è un esempio di quei momenti liturgici che possono dare senso all'affermazione "La bellezza conduce a Dio" quando si ha la fortuna, sempre più rara, di viverli in luoghi dove l'attenzione al dettaglio, i gesti della liturgia e i canti, sono particolarmente curati, con gusto e rigore nella tradizione. Oggi a Cademario, nel monastero di clausura delle suore Clarisse, i silenzi, i gesti e il canto, costruivano quel rito che ha il sapore di una risposta adeguata a un bisogno profondo di trascendenza. Si tratta di una esperienza sensoriale accompagnata dalla riflessione della parola che, pur austera nella forma, riempie di serenità; lo stato di benessere credo sia paragonabile a ciò che si può raggiungere con diverse discipline orientali.

La relazione tra bellezza e spiritualità espressa nell'affermazione "La bellezza conduce a Dio", che chatGPT attribuisce a una lista nutrita di filosofi e teologi, penso esprima bene questa esperienza di benessere e di pace interiore che una liturgia particolarmente curata può produrre. A Novosibisk in Siberia 25 anni fa ho assistito a una liturgia bizantina straordinaria, di alcune ore, con tre cori che si alternavano su tre piani della chiesa: era stata una di queste incredibili esperienze dove il connubbio bellezza-spiritualità è palpabile.

Purtroppo il mondo cattolico nel tentativo di democratizzare e soprattutto di far partecipare il popolo, ha perso di vista la ricchezza che la tradizione secolare ed austera aveva come espressione del bello che conduce a Dio, e quindi la stragrande maggioranza delle chiese oggi, con brutti canti sguaiati e chitarre grattanti, distrugge sistematicamente ogni possibile espressione del "bello" liturgico.

Sono particolarmente grato a chi, come le Clarisse di Cademario, mette un grande impegno per recuperare questa straordinaria ricchezza offerta dalla tradizione. Non sono individui fuori dal comune, non sono extraterrestri, sono persone che hanno colto quanto possa essere coinvolgente una riproposta rigorosa ed equilibrata dell'espressione liturgica tradizionale.

Mi rammarico che poche persone purtroppo abbiano accesso a queste opportunità, ma ciò fa parte di un processo di semplificazione e di appiattimento che tocca un po' tutte le forme di comunicazione e di espressione artistica di questa epoca di paradosso, fra una possibilità teorica di accesso a tutto, come gli esseri umani non hanno mai avuto nella loro storia, e la difficoltà ad accettare che solo attraverso un percorso di lavoro pedagogico e di fatica, si può accedere a qualunque forma di conoscienza.

L'impegno di chi si prodiga per offrire espressioni di bellezza che tendono alla trascendenza, oggi è un compito profetico che va supportato con profonda gratitudine.

   

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