20 anni di TV Caritas Ticino
BUON NATALE TUTTO TV
(dalla rivista CARITAS TICINO n.4 2014)
Natale 1994: va in onda su Telecampione la prima puntata di
Caritas Insieme, il magazine settimanale prodotto e realizzato da Caritas
Ticino, che a Natale del 2014 col numero di 1045esima puntata va in onda su
Teleticino con il nome di CATIvideo.
Ha assolutamente dell’incredibile che siamo riusciti a
produrre più di mille puntate passando dall’esperienza pionieristica dello
studio in solaio nella sede di Caritas Ticino in via Lucchini a Lugano, allo
studio con green screen della sede di Pregassona con innovazioni tecnologiche
che mai avrei neppure sognato: un drone che riprende volando le interviste e
una mini steadycam con uno stabilizzatore elettronico che non pesa quasi nulla
ma fa cose dell’altro mondo.
Non ho buona memoria e non posso dire di ricordare
davvero l’emozione della prima puntata di Natale 1994 registrata nello studio
di Melide (che diverrà Teleticino) ma ricordo bene l’atmosfera nella quale ci
muovevamo in quell’inizio controcorrente e astruso per un’organizzazione
caritativa locale che aveva deciso di fare TV, e ci riusciva. Mons. Eugenio
Corecco è la persona determinante per questo salto di Caritas Ticino sul fronte
dell’informazione.
Quest’uomo straordinario aveva capito che la cosa
fondamentale di ogni azione, quindi anche l’azione sociale, solidale,
caritativa, è il pensiero che sta dietro e che genera l’azione. Se da una parte
ha cambiato completamente la linea d’azione di Caritas Ticino dirottandola sul
concetto di “risorsa” con la sua affermazione programmatica del 1992 che
“nessun uomo è definito dal suo bisogno perché è molto più del suo bisogno”, ha
pure chiarito che parallelamente all’azione concreta è fondamentale il lavoro
di promozione di un pensiero sano che generi l’azione. Voleva che creassimo una
radio privata cattolica ma noi abbiamo fatto la TV.
Nel 1994 non eravamo ancora proiettati in quel nuovo
universo della comunicazione che avrebbe preso la forma della rete internet, ma
anche solo nella prospettiva televisiva generalista avevamo coscienza di una
missione da compiere perché un amico saggio ce la indicava come irrinunciabile.
Oltre a una commossa e profonda ammirazione per il vescovo Eugenio, ho una
riconoscenza grandissima per avermi aperto gli occhi su quanto il pensiero sia
la vera ricchezza da cui poi può nascere un’operatività fruttifera se ci sono
le condizioni propizie, ma anche se non potesse nascere niente di speciale, il
pensiero è la tua ricchezza che nessuno può portarti via. Diffodere quindi
attraverso la comunicazione video, idee, analisi, testimonianze e progetti è la
modalità che ci è stata data per diffondere un pensiero sano attinto
principalmente dalla dottrina sociale della Chiesa e da tutto quell’intreccio
di intuizioni socio-economiche che abbiamo incontrato nel corso degli anni, da Muhammad
Yunus a Amartya Sen, da C. K. Prahalad a Stefano Zamagni.
A Natale del 1994 il vescovo Eugenio stava testimoniando,
in modo memorabile, come la malattia, la sofferenza e la morte possano essere
vissute in un percorso di segni di speranza contro ogni speranza. Sarebbe morto
dopo qualche mese lasciandoci un’eredità straordinaria di lucide quanto
preziose intuizioni sia sul fronte della reinterpretazione della carità
evangelica in un’era nuova segnata dalla relativizzazione, sia sul fronte della
responsabilità nel rendere ragione della verità e della speranza che ogni
Natale si ripropongono con forza e fragilità. Con l’augurio che le puntate di
CATIvideo, non solo a Natale, siano all’altezza di questo compito che lui ci ha
affidato prima di lasciarci.
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