sabato 27 dicembre 2014

Natale: è nato Gesù

Natale: è nato Gesù

Su  tre  schermi  video  in strada nei giorni intorno a Natale appare a intervalli la scritta “Natale: è nato Gesù” firmata da Caritas Ticino. All’uscita dell’autostrada a Paradiso, o appena fuori dalla galleria del Vedeggio a Lugano e nel Centro Commerciale di Grancia, dove normalmente facciamo promozione per i nostri negozi CATISHOP. CH di Pregassona e Giubiasco, oppure per i container degli abiti sparsi da un anno in tutto il cantone. Ma a Natale abbiamo voluto usare questi spazi pubblicitari con una  frase  fondamentale  per il mondo cristiano e per tutta la cultura cristiana: a Natale è nato Gesù, per i credenti è il Salvatore venuto a salvarci, e per tutti gli altri è il portatore di un pensiero rivoluzionario di pace, di uguaglianza e di valorizzazione delle risorse umane. Con uno stile che potreb- be ricordare alcuni predicatori televisivi americani, abbiamo deciso di contribuire all’affermazione che il Natale fa memoria della nascita di Gesù Cristo e questo può essere gridato ai quattro venti senza per questo offendere nessuno, ma semplicemente ricordando che nella nostra cultura europea cristiana quel fatto non deve essere nascosto indipendentemente dal credo religioso di ciascuno.  Chi ha l’onestà intellettuale per riconoscere i diversi valori che ogni cultura ha sviluppato come punti di riferimento  nell’articolarsi della storia, sa riconoscere i valori degli altri riscoprendo e rispettando profondamente i propri: mi aveva colpito la testimonianza di una mamma musulmana che mandava i figli alla scuola cattolica perché lì si rispettava di più l’esperienza religiosa rispetto alla scuola pubblica. I cataloghi delle strenne natalizie - ho sfogliato attentamente quello della Migros che per altro ha un ottimo giornale, l’Azione, attento  alle  espressioni  culturali - sono l’esempio lampante della cura con  cui  si  nascondono  tutti i riferimenti al fatto storico della nascita di Cristo, terrorizzati di essere accusati di non rispettare le espressioni religiose diverse, non capendo che si sta facendo un torto a tutti misconoscendo fatti che hanno segnato una cultura. Superficialità e derive ideologiche sono  gli  elementi   determinanti di questo Natale privato del suo senso unico e originale, ostentato come “finalmente aperto a tutti” quando si sta invece insultando tutti indistintamente, ritenendoli incapaci di cogliere i valori di ogni cultura nella diversità dei percorsi storici. La fede qui non  c’entra, ma lo sgomento dovrebbe manifestarsi unanimemente di fronte alla riduzione ignorante e stupida di elementi interessanti per tutte le espressioni culturali o religiose che abbiano maturato una capacità di dialogo e di scambio. Di fronte all’efferatezza dei fondamentalismi deliranti a cui assistiamo quotidia- namente, con sofferenze indicibili per intere popolazioni, gruppi o comunità, la miglior risposta dovrebbe essere quella della valorizzazione del dialogo senza perdita di  identità,  anzi  sottolineando  le espressioni della diversità come opportunità per costruire modelli di convivenza e di percorsi culturali ricchi per tutti. Non una tiepida teorizzazione della tolleranza intesa come perdita della propria identità, ma una affermazione della diversità della storia e della cultura di po- polazioni  diverse considerata come  occasione interessan- tissima su cui fondare società nuove dove vivere pacificamente migliorando continuamente.
Per questo a tutti quelli che ci costringono a un Natale solo con renne, Babbi Natale, improbabili angioletti musicisti, e magari qualche zucca dimenticata da Halloween, con serenità contrapponiamo decisi: “A Natale è nato Gesù”.

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