domenica 25 ottobre 2020

un'amica se ne va

Era più vicina alla trascendenza

Benedetta e Dani

Stamattina Dani, una mia amica, se ne è andata. Morta di covid. 37 anni, aveva un cromosoma in più che le ha condizionato tutta la vita: dagli affetti primari mancati, alle varie tappe dell'esistenza che normalmente gli esseri umani considerano come "dovuti". Lei non li ha avuti e ha dovuto sopravvivere a una condizione molto difficile. Ma il cromosoma maledetto le ha anche fatto incontrare una famiglia che l'ha accolta e cresciuta, e una rete di amici che le hanno voluto bene, ho avuto la fortuna di far parte di questi. Carlo, mio grande amico, che ci ha lasciato 10 anni fa, con Benedetta hanno dato a Dani una famiglia con mamma, papà e due fratelli, Anna e Luca, una famiglia giuridicamente "affidataria" per molti anni, ma per sempre autentica e carica di quell'affetto e di quella capacità di affermare che anche se hai dei guai, dei difetti e delle difficoltà, sei amato per quello che sei veramente, nel profondo del tuo essere. 
Il vescovo Eugenio Corecco ci aveva insegnato a guardare le persone con un guaio, un difetto, un handicap, come figli di Dio amati per la loro essenza e dignità umana che non è scalfita da nessun problema collaterale. Ci diceva di guardare il volto di questi amici feriti nel corpo e nella mente come se guardassimo il volto di Cristo. In questo senso penso che lei fosse a due passi dalla trascendenza.
Dani, mia moglie, l'aveva incontrata un paio di settimane fa passeggiando nel bosco a Lopagno e le aveva detto che dagli archivi video di Caritas Ticino era saltato fuori un vecchio video di 32 anni fa in cui lei faceva un bel mucchio di capricci con Carlo. Aveva gradito molto questa notizia e aveva risposto "Grazie mille". Ci aveva fatto sorridere ma in fondo era la risposta giusta di chi è grato perché si è attenti a lui. Dani era molto vigile a che si fosse coscienti del suo essere presenza importante, alterità che conta ed è qualificata; nella sua, per certi versi contorta e per altri semplice struttura di pensiero, l'aspetto fondamentale dell'essere amata si esprimeva come in ogni essere umano che riafferma questo diritto essenziale ed esistenziale. 
Giacomo Contri, molto vicino a Dani, psicoanalista, una volta aveva detto a una conferenza a operatori sociali che si occupavano di persone portatrici di handicap: "Anche gli andicappati vanno all'inferno". Avevo apprezzato moltissimo questa provocazione che reupera la dignità della persona indipendentemente dalle sue difficoltà perché le riconosce il libero arbitrio. Cioè indipendentemente dalla difficoltà e dall'handicap, la persona ha una sua libertà di scelta che, anche se limitata, va riconosciuta nella sua valenza fondamentale: l'individuo può scegliere tra il bene e il male, che è la caratteristica che lo definisce libero, carico di dignità intrinseca, figlio di Dio. È bella e consolante l'immagine che la fede cristiana ci propone con Dani in qualche posto in paradiso con Carlo, con Mimi e col vescovo Eugenio; magari a litigare con Michi con cui era spesso in competizione, anche lui condizionato da un cromosoma in più che l'aveva portato da quelle parti prima di lei. 
Ha passato le ultime ore della sua vita ieri sera in ospedale con Benedetta guardando Il signore degli anelli. Avrebbe voluto coca e hamburger.
 
Non potendola salutare come avrei voluto ho pensato di dedicarle un minuto musicale suonando uno strumento antico che ho restaurato: si tratta di un Sarangi Nepalese. È uno strumento con qualche problema ed è piccolo,  proprio come Dani. Video