venerdì 22 aprile 2016

I miracoli li fa la concorrenza

Ho visto un solo miracolo. Fatto dalla concorrenza.

Mi è capitato diverse volte nella mia vita di trovarmi a pregare per chiedere un miracolo, sempre relativo alla guarigione di un amico. Si è sempre trattato di esperienze positive di grande unità fra le persone che si sono ritrovate assieme in quei gesti di "pietas", carichi di profondo senso religioso. Esperienze belle per l'opportunità di ritrovare se stessi di fronte a domande esistenziali che nello scorrere spesso frenetico dell'esistenza si rimandano, fino a quando la malattia, la sofferenza o la morte di persone care non ce le ripropongono in tutta la loro drammaticità.
Il Vescovo Eugenio Corecco, nel 1986, 8 anni  anni prima che ci trovassimo a pregare per lui ammalato, ci aveva aiutati a riflettere sulla preghiera intensa che per mesi avevamo dedicato a un bimbo di tre anni durante la sua agonia. Ci aveva detto che probabilmente il destino di quel bambino si era compiuto nel metterci assieme a pregare per lui ma in fondo per noi stessi e per la nostra esperienza comunitaria vissuta in quel modo. Ma il miracolo non era avvenuto. E non è avvenuto nemmeno tutte le altre volte che mi sono ritrovato a pregare per la guarigione di un amico, il vescovo Eugenio e diversi altri.

Ma un miracolo però io l'ho visto, ho assistito alla realizzazione di una guarigione incredibile, secondo i normali parametri, ma non in area cattolica bensi fra buddisti. Per alcuni anni infatti mi sono occupato professionalmente per Caritas Ticino a partire dal 1980 dell'accoglienza di un gruppo di persone provenienti dal Vietnam, "Boat People" che si sono stabilite in Ticino. Una sera attraversando la strada rientrando a casa una mamma di due bambine ha avuto un incidente gravissimo ed è entrata in un coma che i nostri medici valutavano come irreversibile. Una dottoressa mi aveva detto che da quel genere di coma ci si svegliava solo a Lourdes! 
Dopo diversi mesi di quella situazione ormai stabile, con lo scopo di sostenere la famiglia, invitai il Venerabile buddista, un'autorità religiosa molto importante per la comunità vietnamita, che viveva a Parigi. Lui venne a Lugano, incontrò la comunità vietnamita - le foto sono quelle di un momento religioso nel centro vietnamiti che avevamo creato a Sorengo -. 

Una persona squisita, che mi colpì per la pacatezza dei modi, la serenità e la profondità. Veramente una bella figura. Andò naturalmente a trovare la signora Dao in coma in ospedale, pregò per lei, mi dissero che mise qualcosa sotto il suo cuscino, forse dei testi di preghiera, si intrattenne con la famiglia e poi ritornò a Parigi.
Il giorno seguente a mezzogiorno ricevetti una singolare telefonata dalla dottoressa che mi aveva parlato di Lourdes, "sono qui con Dao che sta mangiando da sola seduta sul letto".