venerdì 27 giugno 2025

Bdim7 per Madre Elisabetta

 Musica elettronica per esprimere bellezza

Oggi Madre Elisabetta del monastero di Cademario compie cinquant'anni e le sue consorelle hanno avuto l'idea di offrirle una raccolta in video di contributi di amici e parenti, sul tema della "bellezza". Testi, musica e canti. Anche noi abbiamo realizzato un video di 4' con un testo di Dani e un pezzo musicale che ho realizzato con diversi strumenti elettronici e acustici elettrificati. 
Ecco la versione solo musicale senza il testo e la lettura di Dani.


L'idea di partenza è stata quella dell'acqua che scorre, che ha ritmo e cambia di intensità sonora a seconda delle variazioni di quantità.
Ho iniziato quindi con una sorta di imitazione dell'acqua della nostra fontana di Vaglio con un Sequencer Arturia Keystep Pro (sembra una tastiera) collegato a un Sintetizzatore Beringher Neutron. Il suono dell'acqua è presente lungo tutto il pezzo.
All'uscita una serie di pedali per effetti: (nell'ordine) Booster, Harmonizer, Chorus, Flanger e Delay. 
Dall'uscita si va al mixer e all'aplificatore Fender a cui sono collegati anche tutti gli altri strumenti.

Il Sequencer permette di memorizzare delle sequenze di note e di ripeterle in vari modi, sequenze e arpeggi. Ho scelto le note di un accordo Cdim7 (C Eb Gb A) che però gli oscillatori del sintetizzatore hanno abbassato di mezzo tono, quindi Bdim7 (B D F Ab) è diventato l'accordo per tutti gli altri strumenti.
Per poter registrare lo strumento seguente alla  fontana, il Kucho, l'unico non elettrificato, e suonarlo allo stesso tempo in syncro senza avere la registrazione del sintetizzatore in cuffia, ho utilizzato in sottofondo un Tampoura elettrico che dava il ritmo sia al sintetizzatore sia poi al Kucho.
Ho registrato quindi alla fontana il Kucho con un sottofondo di Tampoura elettronico che va anche a batteria. Il Kucho di Okinawa è uno strumento giapponese raro e praticamente introvabile che mi sono costruito nel 2022.

Ho aggiunto la registrazione dello Jouhikko finlandese che mi sono costruito nel 2021 aggiungedovi 15 corde risonanti.

Ho utilizzato due pedali: Freeze e Wah-Wah. Il Freeze (come dice il nome) congela un suono schiacciando il pedale da pianoforte e mi è servito per avere lungo tutto il pezzo il colpo di archetto iniziale sulle corde di risonanza, con un effetto di bordone.

Poi ho inserito il Theremin e contemporaneamente il canto col Vocoder/Harmonizer.
Il Theremin, inventato quasi casualmente nel primo novecento dall'omonimo fisico russo, è probabilmente l'unico strumento che si suona senza nessun contatto diretto ma solo attraverso l'interferenza dei due campi magnetici (tonalità e volume) con la posizioene delle mani.

Il Vocoder/Harmonizer, Voice Transformer Roland VT-4 qui moltiplica la voce cantata secondo le note codificate in Midi, inviate in questo caso dal mio Sequencer, quindi Bdim7 sulla tastiera.

In fine il violino indiano in plexiglass con 15 corde di risonanza che ho costruito l'anno scorso e tre pedali: Compressor, Whammy e Flanger. Il Whammy in particolare  permette di cambiare instantaneamente tonalità.

È stato quindi un crescendo di strumenti e di "forza dell'acqua" che alla fine si sono interrotti contemporaneamente salvo il Sintetizzatore. Per avere questo finale di tutti gli strumenti contemporaneamente, oltre alla registrazione in cuffia mi sono aiutato con il video su uno schermo dello studio mentre suonavo tutti gli strumenti. Il colpo finale di archetto del Kucho mi ha aiutato molto per raggiungere l'effetto del finale. Mi sono registrato tutti gli strumenti da solo con un registratore audio Zoom e due telefoni usati come telecamere. Un ciak iniziale mi ha permesso di sincronizzare tutto. È  stato divertente. 

mercoledì 28 maggio 2025

Un figlio compie 50 anni

Buon compleanno Elia


Se hai 5 figli e il primo, nato quando ne avevi 26, compie 50 anni significa che di strada ne hai fatta un bel po'. Poi siccome la vita media si è allungata parecchio, dimunuisce la percezione del tempo passato e della condizione di anziano che tutto sommato sembra ancora da definire in rapporto a chi ha passato i novanta e se la cava. Sensazione strana ma gratificante nel guardare a un figlio cinquantenne che mi sembra vivere bene il suo mezzo secolo con una bella famiglia. Il gioco della "descendance" con una nipote adorabile, fa riflettere su come siamo costruiti per scrivere quel pezzetto di storia dell'umanità che ci è affidata.
 
Probabilmente ciò che resta negli esseri umani dell'istinto di consevazione della specie condizionano quella percezione residua della responsabilità dei genitori nel garantire la sopravvivenza dei figli: questo credo si manifesti in una falsata considerazione dei figli che ci appaiono sempre non abbastanza grandi da essere lasciati andare per conto proprio, come se avessimo sempre un ruolo attivo. Evidentemente non è vero ed è ben poco razionale, lo sappiamo, ma siamo bravi a mascherare a noi stessi questa relaziona anomala che in modo poco coscente da qualche parte è presente. Sicuramente più siamo cartesiani per temperamento, e meno questa percezione strampalata del nostro presunto ruolo si manifesta, ma da qualche parte credo rimanga anche se assopita.

Con gratitudine, affetto e orgoglio paterno, guardo Elia, "altro" da me, forse sempre più "altro" da me, che scrive il suo pezzo di storia. È affascinante questa percezione dell'alterità in un rapporto affettivo, dove lo stupore è forse la caratteristica più evidente.

Una magnifica festa in giardino con 70/80 persone venute anche da lontano, belle persone, vivaci, simpatiche; con Giona abbiamo grigliato una montagna di carne e qualche spiedino vegetariano. Giocando con un Sequencer, un sintetizzatore, un Theremin e numerosi pedali per effetti, ho partecipato a un pezzo musicale assieme a Alice al trombone e Antonio alla batteria, per accompagnare un improvvisato coro, il tutto, a tratti, come sfondo per accompagnere la lettura di Mila dei testi augurali delle tre donne di Elia: mamma, moglie e figlia. Molto carino e sembra sia piaciuto davvero.


mercoledì 14 maggio 2025

Roofing Carpenter 4 fun

Ul Teciat da Vaii 

Da pensionato mi diletto di cose particolari come la liuteria (Liutist for Fun) o la sartoria (T4F Taylor 4 Fun) e in questi giorni ho sperimentato una nuova pista: la riparazione di un tetto. Ma la nuova performance non si tradurrà in un nuovo filone di attività "Roofing Carpenter 4 Fun" perché a volte bisogna arrendersi e accettare che, ad esempio, a quasi 76 anni con acciacchi alle gambe e non solo, stare su un tetto in equilibrio e in posizioni da contorsionista non va bene. Quindi mi fermo a questa prima esperienza comunque interessante.
Tutto è cominciato con un risveglio particolare con gocce d'acqua sulla faccia e sul cuscino: il tetto perdeva e l'acqua passava due piani facendo danni.
Nell'armadio a muro della foto ad esempio, c'erano classificatori di documenti vari che abbiamo dovuto asciugare con esito non proprio corrispondente allo stato originale. È venuto a vedere la situazione del tetto un vero "teciat" che ha trovato la causa e fatta la diagnosi. Le faine o altri animali simili lasciano  escrementi corrosivi che riducono piano piano una lastra di rame in un colabrodo.

Dopo qualche tentativo di riparazione più o meno provvisoria con mastice, e dopo aver inutilmente ripitturato tutto, dopo la seconda inondazione, abbiamo messo del nastro adesivo sui probabili buchi e abbiamo aspettato un responso assicurativo. 

Il tetto in questione però non era il nostro ma quello dei vicini che vengono solo raramente in vacanza. Quando la loro assicurazione ha detto che non avrebbe pagato i danni sollevando dubbi su chi fosse il proprietario del tetto ci siamo incontrati coi nostri compagni di disavventura. E dopo aver visto da casa loro, bevendo un bianco, il loro tetto da sotto, ci siamo resi conto che il loro tetto alla fine era anche nostro visto che finiva sopra al nostro muro di casa. Insomma ci siamo accordati, vista la stranezza della costruzione antica e rustica, di pagare metà per uno il lavoro di riparazione. Due preventivi sui 6'500Fr per cambiare completamente la striscia di 3.5m di rame.
La cosa però non mi convinceva e ho avuto un'idea: la resina e la lana di vetro con cui si costruiscono le barche ma anche la carozzeria del mio Trike, potrebbe creare uno strato di rinforzo della striscia originale di rame indebolita e bucherellata dagli escrementi dei felini.
Con 80 euro su Amazon ho ordinato 5 litri di resina, 5m quadri di lana di lana di vetro e accessori. 
Non ho mai costruito barche e tantomeno stando su un tetto, ma leggendo un po' di istruzioni mi sono lanciato nell'avventura.
La prima fase è stata quella di togliere le tegole in basso, ripulire e dare un primo strato di resina. Poi tagliata e messa la striscia di lana di vetro, altro strato di resina.

A questo punto il tempo si è guastato e una leggera pioggerellina mi ha costretto a smettere. Non prevedevo però il nubifragio notturno che, avendo spostato le tegole, ha generato la terza inondazione con risveglio traumatico con acqua in faccia, quindi pentole e secchi per limitare i danni, svuotamento e tentativi di asciugare. Mi sono anche saltate le valvole del secondo piano anche se il giorno dopo ho trovato il guasto che non c'entrava con l'inondazione. Una notte movimentata insomma.
La mattina dopo era nuovamente bel tempo e sono passato alla seconda fase. Un altro strato di resina, uno di lana di vetro e abbondante strato finale di resina.

Rimettere le tegole a posto è stato una sorta di incubo. La posizione scomodissima e il fatto che le tegole si incastrano bene se le metti a partire dal basso e striscia dopo striscia vai verso l'alto, ma se sei al contrario alla prima striscia in basso con tutte le altre sopra in posizione, non è uno scherzo. Soprattutto non avendo nessuna esperienza.

Ora aspetto un bel temporale per vedere se tutto funziona. In questo caso potremo dire che con 80 euro abbiamo risolto un guaio che la concorrenza dei techat locali ci avrebbe fatturato 6'500Fr.

martedì 1 aprile 2025

Alterità e amicizia

70 anni di un’amica

A 70 anni se hai vissuto con intensità i rapporti con quelli che hanno attraversato il tuo cammino, puoi avere amici da mezzo secolo. Un’amica ha voluto festeggiare questo traguardo con quelli che più da vicino hanno condiviso un pezzo di strada. Ci ha riuniti quindi, un gruppo ristretto, in un luogo austero carico di storia per una cena.

A un certo punto della serata ha preso la parola, hanno spento la musica di fondo, e ha fatto il giro di tutti i convitati indirizzando a ciascuno un pensiero a partire dalla storia di amicizia, con aneddoti, e molte considerazioni su ciò che ha caratterizzato la relazione con ciascuno. Ne è risultata una carellata di approfondimenti sul tema dell’amicizia e dell’amore, come se ci fosse un canovaccio per una lezione. Ma ricucendo i ricordi e in particolare sottolineando gli elementi più caratteristici di ogni relazione ne è risultato un percorso di una vita attraverso gli incontri con quegli amici di lunga data.

Indubbiamente la sensibilità e l’attenzione di questa persona che si è raccontata attraverso il suo sguardo sulle persone diventate suoi amici, sul fratello e sul marito, sono stati gli elementi determinanti di quel momento particolarmente bello, commovente e gratificante, ma credo che in quella scelta di una modalità particolare per comunicarci il suo affetto abbia giocato anche una pedagogia di vita che permette di cogliere i dettagli che a molti sfuggirebbero.

Credo si possa dire che in quella mezz’ora ci fossero gli elementi di riflessione per un approfondimento della questione nodale dell’alterità. La saggezza che volente o nolente ti ritrovi sulle spalle a 70 anni se hai saputo raccogliere gli input per capire il significato dell’alterità, probabilmente ti ha fatto fare anche qualche passo per rispondere agli altri quesiti fondamentali dell’esistenza: da dove vengo, chi sono, dove vado.

Mi colpisce sempre partecipare a occasioni dove sento la forza di un pensiero sano che è sempre vincente nonostante sia statisticamente minoritario. Come in uno scenario di un film scritto bene, il pensiero sano si accompagna con una sorta di armonia che esprime la bellezza del creato, della realtà che ci circonda. 

Bellezza anche nella sofferenza quando si riesce a cogliere l’essenziale, ciò che è davvero essenziale. Un’amica che non ha potuto venire perché molto ammalata ha partecipato un po’ in remoto e mi sembrava perfettamente integrata in quel momento di racconto della vita che vale sempre la pena di essere vissuta pienamente.

Ho una profonda gratitudine per poter avere diverse occasioni dove la riflessione permette di cogliere i nodi essenziali di una esistenza felice. Perché di questo si tratta, la ricerca della felicità, che esiste ed è per certi versi a portata di mano: è dove si trovano le risposte di senso legate all’alterità. Quello che poi in termini semplici chiamiamo amicizia.