mercoledì 20 febbraio 2019

Il mio Shamisen

Mi sono costruito mezzo Shamisen

Oggi ho finito la costruzione della cassa del mio Shamisen. Anche se un liutaio giapponese potrebbe avere da ridere, e con ragione, io trovo che suoni benissimo.

Cercando uno Shamisen online ho capito che per uno strumento decente ci vogliono dai 500 ai 3000$. Ma cercando su ebay sono capitato su due manici di shamizen venduti dal Giappone a 80/90$, così ho voluto capire se fosse realistico costruire la cassa che è sostanzialmente una specie di tamburo con due pelli. I video su youtube dei liutai giapponesi ci sono e vanno dalle spiegazioni più ampie e dettagliate, molto didattiche, in english, ai quadretti pittoreschi del liutaio che scolpisce i 4 legni che compongono la cassa tenendoli coi piedi nudi e lavorando per terra. Mi son detto che forse avrei potuto tentare. Ho ordinato il manico giapponese e nel frattempo mi sono procurato, sempre online, un prezioso libro di un americano appassionato di strumenti che si è dedicato alla costruzione dello shamisen e ne racconta ogni dettaglio. Lui addirittura si costruisce anche il manico che mi sembra una follia. Eccolo su Amazon.com 
Mi sono anche procurato il Bachi (plettro) che sembra una spatola da raclette leggermente più grossa, e il ponticello, oltre alle corde di ricambio. Antonio Zitarelli, batterista, mi ha regalato due vecchie pelli da grancassa da cui ritagliare le due facce della cassa dello shamisen. Ho raccolto documentazione varia 

Mio nipote Stefano Piccardo, con la sua falegnameria, ha sostenuto l'avventura, tagliandomi in squadra i 4 pezzi base in rovere da una vecchia asse molto spessa. 


La prima fase con il mio tavolo da falegname nella stalla a Vaglio è stata la lavorazione interna dei quattro pezzi che avrebbero composto la struttura/scatola della cassa. Ho usato una fresa e scalpelli. Un lavoro piuttosto grezzo ma credo sufficiente per le caratteristiche interne della cassa dello shamisen.


Seconda fase: incollatura dei 4 pezzi. Colla e grossi morsetti della falegnameria di Stefano.

Terza fase molto complicata: realizzare i due fori per inserire il manico. La difficoltà sta nel fatto che la precisione dei fori determina l'inclinazione del manico e delle corde rispetto alla cassa. La tolleranza è davvero poca. Ci ho messo un giorno prima col trapano ma poi soprattutto con scalpello e lima!


Quarta fase: lavorazione esterna prima con una pialla elettrica e poi con la levigatrice a nastro e verniciatura. 


Qui ho avuto un po' di problemi probabilmente sbagliando un primo prodotto, un olio per pavimenti, e quindi ho dovuto rilevigare tutto utilizzando un mordente leggero che lascia trasparire la venatura del legno.

Quinta fase, la più complessa: incollatura delle due pelli di tamburo. Mi sono costruito una base di legno per poter tendere la pelle mentre si incolla. I liutai giapponesi e anche il mio consulente americano, utilizzano 14 morsetti speciali di legno appositamente costruiti ma visto che non ho intenzione per ora di aprire una produzione di shamisen ho cercato di arrangiarmi con dei normali morsetti, delle placchette di legno e dei chiodi lunghi utilizzati per tendere ogni tirante indipendentemente. In effetti pur essendo molto laborioso e rischioso, il sistema ha funzionato da entrambe le parti per le due pelli. 






Per una settimana la nostra cucina è servita come essicatoio delle varie fasi di incollatura delle pelli.

I guai sono cominciati nella fase finale quando secondo le istruzioni si sarebbe dovuto facilmente incollare il bordo delle due pelli al bordo della cassa. Una questione più decorativa e di rifinitura e non sostanziale per il suono. 

Ho fatto molta fatica probabilmente perché le pelli da grancassa di batteria sono più rigide delle pelli usate normalmente che però costano una fortuna e mi chiedo se poi siano così diverse quanto ai risultati sonori. 

Alla fine mi sono inventato due bordi di pelle marrone decorativi per coprire l'attaccatura del bordo delle due pelli che era esteticamente molto irregolare e brutto.
Ed eccolo montato e completo. E suona!